Dopo l’opulenza delle sale passanti si entra in un ambiente rettangolare decorato con paraste e fregi; al centro della parete più grande si erge una cassa appesa a mezza altezza. Una figura campeggia al suo interno, una donna crocefissa volta di spalle, intanto in sottofondo, un suono martellante che diventa sempre più forte man mano che ci si addentra nella sala successiva.
La grandiosa Sala delle Cariatidi si manifesta nel suo spettacolare stato di distruzione: pareti disadorne, cornicioni sgretolati, stucchi sfarinati, porzioni di pareti con mattoni grezzi a vista e figure antropomorfe mutilate si stagliano su un inquietante pavimento rosso sangue.
Il rumore in sottofondo diventa penetrante, martellante, insostenibile, è un bimbetto dispettoso seduto su un finestrone che suona un tamburello con un ghigno sul volto. Al centro del salone un meteorite ha atterrato Papa Giovanni Paolo II, la sua sofferenza è colta in un’istantanea scultorea. I dettagli di quest’opera di Maurizio Cattelan sono impressionanti: la suola del mocassino usurata, i calzini bianchi, i capelli finissimi, il realismo espressivo del volto, gli occhi ridotti a due fessure e la smorfia di sofferenza delle labbra.
L’accostamento delle tre opere è stato concepito per questa location con un nuovo significato, è una sacra sacra famiglia anomala. Il Santo Padre è un padre che lavora e che si fa carico della famiglia, del suo mantenimento e si sorregge al pastorale come unica ancora di salvezza; la donna crocefissa è la Madonna che si sacrifica per la famiglia, sacrifica la propria identità in nome della famiglia e se ne vergogna, ecco perché è rivolta di spalle; infine il bambino che suona il tamburello è la personificazione di tutti i bambini che dispettosi non ascoltano i propri genitori, disobbediscono e continuano a comportarsi incuranti di ciò che succede, imperterriti nel loro inconscio egoismo.