Charles Avery è un artista scozzese, classe 1973, che vive e lavora a Londra e dal 2004 si dedica ad un unico progetto, The Islanders, di cui fino al 9 Gennaio sarà possibile vedere Onomatopoeia Part I negli spazi dell’Ex3 di Firenze.
The Islanders è un lavoro complesso che descrive la vita su un’isola immaginaria. I testi di un esploratore, scritti in prima persona, conducono lo spettatore alla scoperta dei segreti dell’isola, dei suoi abitanti e delle leggi filosofiche che la governano. In questa mostra è esibita Onomatopoeia, la città al centro dell’isola immaginaria, attraverso lavori su carta, sculture e videoinstallazioni.
Entrando direttamente dallo spazio principale, l’enorme aula dalle pareti bianche, ci ritroviamo catapultati in una nuova geografia, un’enorme planisfero ci illustra questo mondo parallelo, con tutti i suoi nomi, le sue logiche, le sue caratteristiche. Tanti serpenti dorati spiccano sul fondo nero del mare, fino a che si palesano in un’opera affascinante quanto inquietante, “the one armed snake”.
Proseguendo nella narrazione-viaggio si entra in questo mondo attraverso l’accesso principale, The port of Onomatopoeia, un disegno di 5 metri su cui è rappresentato il porto della città in cui sta attraccando la Utility, una delle tante navi che accompagnano turisti e avventurieri sull’isola. Il molo è un via vai di nativi, venditori, turisti, animali immaginari e altri personaggi ambigui. Accanto alla nave si intravedono due porte, “dovere” e “identità”, simbolo della caratteristica principale della città, l’eterna dialettica.
Dal disegno alla realtà, un girotondo multicolore e multiforme ci fa capire che siamo entrati davvero in città. Persone di tutti i generi indossano degli strani copricapi. Su un lato remoto della parete una spiegazione, è la narrazione che prosegue. In questa città vige l’Eterna Dialettica, non esiste l’Oggettività, perciò spopolano molte correnti di pensiero e ad ogni angolo della città, ad ogni bar ed in ogni occasione scoppiano dibattiti. Le due correnti principali sono Empirismo e Razionalismo e al loro interno si diramano tanti credo diversi. Ogni abitante ha un proprio credo ed ogni credo vanta speciali sostenitori carismatici ed eloquenti, chiamati Dooks, che diventano famosi e si contraddistinguono tra la gente per via dei loro cappelli. Infatti, osservando il grande disegno del porto, sembra di giocare a Dov’è Wally?, solo che il protagonista non è più un ragazzo con occhiali, berretto, jeans e maglione a strisce bianche e rosse, ma sono tanti esponenti di correnti filosofiche diverse con i rispettivi copricapi. I Dooks frequentano determinati bar e locali in cui intrattengono dibattiti e conversazioni, e non è raro che bevano gratis o addirittura vengano remunerati, visto l’alta affluenza turistica che richiamano. Spesso però capita che i turisti non capiscano questa “filosofia del cappello” e confondendo i significati, indossano un copricapo in base al gusto personale, rischiando di essere picchiati dai Metas, ovvero coloro che hanno rinunciato alla dialettica e hanno scelto la violenza come forma di espressione.
I richiami al relativismo dei Sofisti dell’antica Grecia è più che palese, e anzi sembra di respirare l’aria dell’agorà ateniese in salsa contemporanea, nonostante Onomatopoeia sia la città di un mondo parallelo immaginario. Un’importante riflessione sul dualismo Essere/Apparire che da sempre ha caratterizzato il mondo è da cogliere nella mostra dei cappelli, veri e propri oggetti d’arte che farebbero invidia a Lady Gaga o Anna Dello Russo. Una contaminazione tra arte e moda non da poco, visto che in questo mondo parallelo (e forse ancor più in quello reale), ci identifichiamo e siamo ciò che vestiamo.
Aspetti ludici e ironici si perpetuano nell’oggettistica e nei disegni delle salette laterali. In un’ istallazione, in un prisma metallico, che crea una sorta di limite ottico, viene proiettato il volo di uccelli stilizzati, origami. E’ frutto della logica dell’assurdo ed è divertente vedere come si possa materializzare l’immateriale. Tra i disegni di vita quotidiana a Onomatopoeia, ecco finalmente che si chiarisce la figura enigmatica del serpente con il braccio, è la mascotte di un locale, “The one armed snake” appunto. Oppure nella sala in cui è esposto il cacciatore, Hunter, categoria considerata eroica dagli Empiristi, oltre a vedere la flora dell’isola in maxi acquerelli dalle tinte scure, spunta una lepre ingioiellata, che trionfante, con un’aria furba e una posa sfuggente, mostra i suoi anelli preziosi.
Anche questa volta Ex3 ha risposto al pubblico fiorentino, molto timido (se non schivo e restio) nell’approccio con l’arte contemporanea, con un’esposizione davvero interessante e degna di nota. La mostra sarà aperta fino al 9 Gennaio negli spazi dell’Ex3 a Firenze Sud.