Dal mix di Pitti Uomo, al formale di Milano, con la Paris Men’s Fashion Week Fall Winter 2011 si conclude il ciclo della moda maschile.
E diciamo la verità, di alternativo a Parigi non ci sono solo i look, ma anche i modelli. Mentre in Italia prediligiamo modelli conosciuti e strapubblicati, con fisici scolpiti e dal volto tutt’altro che acqua e sapone, in Francia sbancano corpi opulenti, non necessariamente muscolosi o ultra slim con il volto da strada, vissuto, meglio ancora se caratterizzato da imperfezioni e assolutamente non rispondente ai canoni di bellezza classica.
Primo tra tutti gli show è stato Nicola Formichetti, il famoso stylist di Lady Gaga, che ha debuttato con la collezione uomo per Thierry Mugler. Ovviamente non poteva che chiedere aiuto alla regina del pop per realizzare una colonna sonora degna della sfilata ed eccone qua il frutto, il teaser che faceva da sfondo alla passerella con mega remix di brani tratti dal nuovo album che uscirà tra qualche mese.
Un giovane in divisa e elmetto ricoperto di pelle/latex lentamente si scuoia come un moderno Marsia e rivela le sue interiora, le sue ossa. E’ un tatuaggio che corre lungo tutto il corpo, maschere di perle, il volto coperto con un velo sembra prender fuoco, tutto il corpo si incendia e sfila in passerella. Bhe un grande shock vedere come modello lo zombie boy canadese Rick Genest, famoso in tutto il mondo per i suoi tatuaggi, (googlate il nome per credere!) e pensare che è stato suggerito a Formichetti dall’autorevole Cathy Horyn, fashion critic del New York Times.
Comunque la sfilata si è rivelata interessante, anche perché il marchio Mugler aveva solo sperimentato qualche pezzo maschile, ma mai un’intera collezione. Tanti i dettagli, dalla lorica/gilet specchiante abbinata ai guanti neri fin sopra al gomito, ai maxi guanti blu con pollicione arancione da mettere addirittura sopra la manica della giacca. Le giacche formali sdrammatizzano la loro serietà eliminando collo e bavero, creando una freschezza estetica anche nei giacconi a mezza coscia. Palette di colori scuri, blu-nero-grigio, ravvivata da total look arancioni o inserti polimaterici su pantaloni e giacconi che spaziano cromaticamente dall’azzurro al bianco. Nel gran finale, i veli e i pantaloni larghissimi che sembrano far fluttuare i corpi in un preambolo dell’inferno.
A sostenere la tesi dell’alternatività parigina anche il giapponese Yohji Yamamoto, che ai suoi maxi completi stratificati e destrutturati aggiunge particolari dark come gabbie toraciche, corvi svolazzanti o una stampa del peccato originale con un Eva più sensuale, che sedotta.
Dries Van Noten sceglie il blu navy declinandolo in tutte le forme possibili con giacche, giacconi e maglioni, mixati con il cammello o con dettagli di pelliccia. Grandissima proposta anche per i tagli dei pantaloni che spaziano dall’ultra slim, alla sigaretta, fino ai larghissimi e classici, ma rigorosamente a vita bassa.
Jean Paul Gaultier sembra ispirarsi a James Bond, il guardaroba di una spia trasformista perfetta: pantagonne, mute sub, tuxedo, gilet antiproiettile, stratificazione di pelli high tech e i look con il tocco del nemico Goldfinger, oro spalmato sulle giacche, modellato sul giaccone scultoreo e trapuntato sui pantaloni. Infine il dettaglio must have, la sciarpa con il bavero in satin nero per trasformare l’informale in tuxedo.
Viktor & Rolf Monsieur propongono completi formali in blocchi di colore scuri eccezion fatta per il completo total red. Il dettaglio che rende informale anche il formale è la camicia: non è rimboccata nei pantaloni, ma anzi, fa capolino sotto i maglioni, le giacche o gli stessi giacconi.
Rick Owens opta per lo stile unisex che lo contraddistingue con gonne, ibridi di giacconi e mantelli, e top con lunghezze che arrivano a mezza coscia, il tutto rigorosamente nero e con inserti in pelle. Molti i dettagli decorativi con motivi asimmetrici o bordure di pelliccia.
Alexis Mabille cambia totalmente rotta dalla sua perfezione formale dei dettagli, e in particolar modo dei papillon, interpretando lo street style con abuso di checked tartan e frange. Sono infatti pantaloni con laccetti che dominano sulla passerella: ultra slim come le calzamaglie multicolorate rinascimentali, ma adesso inserite dentro scarponcini stringati e abbinati a sciarpe con le frange lunghissime.
Issey Miyake evita il monocolore, se non strettamente necessario come negli abiti formali, e cerca di interrompere la monotonia con fantasie a righe, quadri, macchie di colori o motivi spigati. Avanza la proposta di tinte viola, miste al kaki e al verde oliva. E’ il guardaroba di un uomo esploratore e curioso che non si limita alla città, ma spazia girando il mondo.
Louis Vuitton è un altro degli irriducibili del nero e soprattutto della pelle, interrotti con punti rossi, dagli occhiali, alla clutch, alla giacca. Tanti i dettagli interessanti nella pelletteria: le borse dalle forme rigorosamente squadrate (vedi anche Prada), pelli martellate o in bassorilievo, infine il must have, pochettone portatutto monocolore con fibbia logata.
Orgoglio patriottico in casa Agnès b. che inizia la passerella con giacche che ricordano le divise dell’Ecole polytechnique con tanto di bicorno napoleonico. Il passo successivo è lo street style con colori a contrasto mantenendo una base grigia o nera, oppure inneggiando a fantasie rigate o checked. Obbligatori gli stivaletti, neri o marroni cuoio.
Comme des Garçons Homme Plus, tra stratificazioni di magline e gonne a mezzacoscia e giacche cascanti abbinate a pantaloni molto larghi, riesce a inserire punte di colori caldi con fantasie in rilievo che spaziano dai maxi pois, ai motivi floreali.
John Galliano sembra interprete di un viaggio sulla Via Transiberiana, dal grande freddo con tanto di neve in passerella e copricapi in lana e pelo, alle maxi pellicce e ai foulard delle capitali Russe, fino all’Estremo Oriente dove antichi principi compaiono nelle loro giacche riccamente decorate con applicazioni di preziosi e tessuti pregiati.
Givenchy si proietta sulla street culture con visioni ossessive di Dobermann arrabbiati riproposti su bermuda, maglie e giacche checked. Tanta black leather e consecutiva palette di colori scuri. Tra i dettagli, oltre alle stampe canine e alla cintura portachiavi, gli stivali rockabilly stringati fino al ginocchio
Henrik Vibskov reinterpreta le uose in versione contemporanea sovrapponendole alla base di pantaloni con cavallo basso a mezza coscia per ogni occasione, dall’elegante allo sporty con inserti bicolore a contrasto. Per il sopra, tanti giacconi e cappotti cascanti che guardano più alla praticità che alla ricerca estetica.
Junya Watanabe esordisce con linee basiche dai colori spenti per poi esplodere in fantasie, righe e motivi decorativi colorati. I pantaloni sono a taglio regular con risvoltino sopra la caviglia. Il dettaglio in più: le tasche scure in contrasto con il colore della giacca.
Kris Van Assche si riconferma come uno dei portatori del nero. Forme essenziali e linee pulite con poche fantasie, giusto impercettibili motivi checked o rilievi a strisce sui maglioni. Allo scuro abbina il cammello dei giacconi in quattro varianti.
Infine Walter Van Beirendonk, il poliedrico artista e designer che con le sue creazioni estemporanee diverte il mondo fashion alternativo. Influenze africane per questa collezione ricca di colori e grafiche. Si parte con grandi patch decorative sui completi grigi, che mano a mano prendono sempre più campo e rivoluzionano il guardaroba in un carnevale di colori pastello. Tra le curiosità, la cappa piumino, la tasca a forma di mano e i maxi coat di lana che sembrano pellicce.
Forme essenziali e squadrate per 3.1 Phillip Lim con giacche formali che fanno capolino dal maglioncino-cappetta nelle varianti di colore nero, bianco e blu. Bottoni invisibili e nessun taglio attillato per giacche, capispalla e gilet. Pantaloni alla caviglia, ma di vestibilità regolare. Il dettaglio: completo decorato geometricamente nelle sfumature del verde.
Ann Demeulemeester è una delle poche che non rinuncia alla vestibilità slim, nonostante le abbondanti stratificazioni di camicie, gilet, pull e giacche. Palette di colori scura ma occasionalmente interrotta da dettagli in rosso, giallo,arancione, azzurro o fantasie. Il dettaglio: le giacche tagliate sotto il bavero che sembrano citare i vecchi frac di una volta.
Dior Homme by Kris Van Assche è rigorosamente grigio e nero, e rilegge i capi formali con vestibilità morbide e larghe; in alcuni casi i tessuti cascanti sono modellati dal corpo, in altri casi, con le stratificazioni, rischiano di gestirlo impedendone i movimenti. Anche nella passerella Dior, un miraggio, total red.
Hermès, il re del formale, oltre al nero e il grigio introduce la terra bruciata e il verde oliva. Riproposti i dolcevita dai colori sgargianti per i sottogiacca, oppure maglioni a collo alto in lana grossa. Curioso: la tuta di pelle nera o verde oliva. Accessorio must: la maxi Birkin.
Kenzo è uno dei pochi che ha portato colore a Parigi: niente tinte unite, solo fantasie e colori caldi, e pochi colori basici safe. Pantaloni slim o con cavallo basso, se non addirittura con sovrapposizione di gonna tipo kilt.
Lo studio di Maison Martin Margiela veste in blu con inserti policromi neri che evidenziano le tasche, le lunghezze a mezzacoscia dei capispalla o il bavero in bianco. Le stratificazioni creano maxi volumi come ad esempio il maxi piumino con interno arancione o i dettagli in pelliccia sui giacconi.
Miharayasuhiro si diverte con i contrasti sulle bordure delle giacche: bianco/nero, nero/grigio e conclude con preziosi colli di pelliccia.
Raf Simons non solo propone colori sgargianti, ma anche materiali sintetici come il neoprene. Grandi volumi animati da dettagli curiosi e pantaloni larghissimi fino al sottile limite tra gonna e pantalone. Curiosità: i maglioni con decori alla nordica.
A conclusione della Paris Men’s Fashion Week Fall Winter 2011 , Franck Boclet propone linee fluide per i suoi outfit neri: dal mantello ai pantaloni alla zuava, dai cardigan legati in vita con nastri ai pantaloni in seta arabian style.Il corpo è evidenziato, ma non strizzato.
Lanvin è ispirato alla street couture, mix di street culture e sartoria, formale e informale. Vestibilità slim si intervallano a silhouette larghe nette e squadrate, un disegno pulito di base che presenta qualche dettaglio colorato e un accessorio must, il cappello a falda larga.
Paul Smith, interprete del formale inglese, si diverte a strizzare l’occhio all’informale con fantasie a pois e colori forti. Per i completi grigi non solo gessato, ma anche quadri e maxi pelliccia effetto scacchiera.
Infine Thom Browne che fa sfilare le proprie creazioni attorno ad un banchetto. Personaggi bizzarri con tanto checked bianco, verde, rosso e blu e maxi maniche a sbuffo. Giacconi, cappe, mantelli e smanicati si compongono come patchwork polimaterici o interi tovagliati; le cuffie bianche, i cilindri e i bastoni da passeggio fanno respirare un’aria fantasiosa da cappellaio matto, urbano e contemporaneo.
Ottimo post!mi è piaciuto molto!
La settimana della moda a Parigi deve avere un che di idubbiamente fantastico (oltre ai modelli..). sArà merito della città, sicuramente molto più ispiratrice di una metropoli come Milano..
passa dal mio blog se ti va.
http://www.cipollainspiration.blogspot.com
Ti ringrazio per il follow. Io ti seguo dai tempi del Gucci e-connect event e trovo che i post del tuo blog siano oltre che completi e di ampia veduta anche ben scritti.
Mi piace molto.
A presto
In Moda Veritas
blog incredibile! 🙂
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