Damnatio memoriae per Galliano alla Paris Fashion Week Fall Winter 2011: da Dior, sono spariti i trucchi e gli eccessi del grande designer e lo show, nonostante sia andato avanti, non è più lo stesso.
Sembra di assistere ad un’opera lirica senza audio, ad una mostra di pittura senza quadri, a una lettura di poesie senza lettore: gli abiti ci sono, le modelle ci sono, è tutto pronto, ma si sente che nell’aria manca qualcosa, quel brivido che JG sapeva trasmettere attraverso abbondante trucco e parrucco e con la sua uscita finale, trionfale, autocelebrativa, diventata un classico della fashion week parigina. In passerella sfila una donna cosmopolita ricoperta di strati multicolore: dalla seta alla pelliccia in una palette di colori molto variegata, non solo nero e bianco, ma anche bordeaux, blu, verde oliva e tinte pastello. Non solo mantelli e cappe, ma anche camicette e bluse trasparenti, così come gli abiti corti con decori floreali o abiti lunghi di pizzo nero. Gli abiti lunghi di seta bianca sembrano disegnati per bellezze acerbe come le debuttanti per il ballo all’ Hotel de Crillon. Nel finale, una sorpresa, l’intero staff di sarti della maison Dior.
Hussein Chalayan non sfila, ma proietta una video collezione in cui dal fumo appare una donna coperta da abiti over dalle tinte scure, non solo nero, ma anche marrone. Particolari i capispalla con collo sciallato e lunghezza a metà coscia, su pantaloni lunghi morbidi e fluttuanti.
Isabel Marant oltre a capispalla di montone e stivali con frange, interpreta il denim e abbinandolo ad uscite con motivi geometrici o a fasce. Molto più mirato verso quest’ultima direzione l’occhio matematico di Issey Miyake: origami bianchi si costruiscono e cambiano forma su basici look neri, è un guardaroba completo in soli 5 pezzi: giaccone, abito con spalline, collo, gonna, gilet. Esiste, poi, la variante in panno grigio, molto più morbida e scomposta da portare direttamente sulla pelle nuda. Per il resto della collezione, stampe geometriche optical dai contrasti divertenti o color block dai colori squillanti.
Lanvin veste la sua donna lussuosa che vive la città con garbo, in qualunque situazione. Silhouette anni 50 e 60, maniche raglan e cappello a falde larghe anni 70. Un vero excursus della moda riletto in chiave contemporanea con stampe floreali o fantasie pois. La palette di colori dal nero sfocia nel finale in splendide sfumature calde dal vermiglio al rosa. Dettagli: i gioielli sono rose dorate, vistose e baroccheggianti da portare sopra i guanti.
Balenciaga crea layering e patchwork di contrasti bianco/nero con inserti polimaterici o pantaloni colorati. Alle giacche di pelle nera intrecciata con effetto gabbia, abbina gonne sotto il ginocchio con fantasie floreali multicolore su fondo bianco (che ricorda la stampa Flora di Gucci). Per il cocktail,trame di rete nera che celano il tubino bianco o fucsia.
Maison Martin Margiela si diverte giocando a comporre e scomporre abiti dai mille colori e materiali: i capispalla si sbottonano in vita e diventano giacchette cortissime, il tubino a maniche lunghe tirando una lampo seminascosta si rivela per ciò che è in realtà, un giaccone senza bottoni; le gonne scultura di vernice e le pellicce colorate componibili si accompagnano a pochette in pelle e gomma piuma, stivali con doppia arcata per la suola e gioielli che ricordano le catene di una prigione dorata.
Altri stilisti che si godono i piaceri dei colori e delle palette divertenti sono Manish Arora e Nina Ricci. Il primo richiama a composizioni dalla forte influenza medio orientale miste con effetti grafici caleidoscopici. La seconda è puro lusso e sartorialità nelle tinte pastello per abiti anni 50 arricchiti di ruches, fantasie floreali o applicazioni di preziosi.
Roland Mouret declina i suoi abiti leggeri e svolazzanti in due lunghezze, corti sopra il ginocchio per il giorno, lunghi per la sera; palette di colori molto neutra nei toni del beige e del verde oliva con due punte vivaci di giallo limone e blu cobalto. Attenzione rivolta ai piccoli dettagli sartoriali come tasche e colli rispettando la femminilità del corpo.
Balmain tempesta i suoi vestiti di applicazioni creando motivi diversi: dalle spalline in pelliccia a pelo lungo, si passa ad un baroccheggiante ricamo a bordo giacca per poi concludere con le righe in preziosi e paillettes bianche e nere diffuse su abiti e pantaloni. Tra le particolarità, un completo oro che rimanda immediatamente alla collezione di Vivienne Westwood. E’ infatti divertente notare come uno stesso colore sia interpretato in due modi così diversi: Balmain è rigoroso nei tagli, ma eccentrico nella forma, VW a tutto questo aggiunge la sua verve ribelle e caotica. Fantasie, stampe e color block si mixano con sartorialità contemporanea nelle giacche a tre bottoni che improvvisamente diventano doppio petto diagonali.
Adesso è invece il turno della innumerevole lista di stilisti che prediligono esprimersi usando il nero o comunque le tinte scure, sempre di grande richiamo per le collezioni parigine. Rick Owens anima il suo layering di mantelli e abiti/saio con inserti geometrici polimaterici, non solo di panno e lana, ma anche in pelle.
Yohji Yamamoto sembra ispirarsi alle nuove generazioni di ragazzi giapponesi, abbandonando i suoi canoni di layering composto e asimmetrico, optando per un caos formale dagli echi dark conferiti non solo dai dettagli in pizzo e dalle trasparenze, ma anche con gli scarponcini stringati sopra la caviglia, le crinoline e le pettinature colorate delle modelle che sembrano dei fuochi fatui cimiteriali.
Zac Posen e Gaspard Yurkievich alla base nera amano aggiungere del colore (a quanto pare gli stessi): blu, verde e bordeaux. Il primo è caratterizzato da linee sobrie e pulite con qualche inserto polimaterico, ma soprattutto tagli particolari negli spacchi delle gonne o sui décolleté; il secondo invece arricchisce la collezione con stampe e forme più gonfie.
AF Vandervost e Ann Demeulemeester invece si concedono molto meno colore, prediligendo su tutti un solo materiale, la felliccia. Per il primo si tratta di inserti da aggiungere ai layering asimmetrici di scialli e giacche doppio petto diagonali; per la seconda è invece una questione di lucentezza pelo lungo pettinato e liscissimo abbinato a pelle e frange.
grazie per il tuo pronto commento, che davvero mi fa contenta , perchè
io non sono un”outfit blogger ” ed ho sempre l’impressione che se non ti fai fotografare con smorfiette e smorfiettine non ti legga nessuno!
Ho letto la notizia on line , e non ho potuto resistere dal condividere questo dispiacere di vedere la nostra povera “italietta” svenduta al miglior offerente …..non ci rimane più niente … ci siamo proprio venduti anche i gioielli di famiglia , in tutti i settori sono entrate le multinaziona ed hanno fatto man bassa .
Ma quello che mi fa malinconia è il vedere quanto siamo scaduti anche nel quotidiano.
una volte le Italiane le notavi in qualsiasi posto si trovassero, per eleganza e classe , scarpe e borse rigorosamente di pelle e di buona qualità anche se non firmate ,tessuti buoni , senso del colore , e buon gusto generalizato……non si può dire così adesso … che ci accappigliamo per delle orride scarpe di plastica , nessuno sa più distinguere una fibra sintetica da una naturale , e l’imbarbarimento è generalizzato alla faccia del sentirci internazionali !
spero tu condivida il mio pensiero
ave