Tra lo scandalo Galliano e la sua cacciata da Dior, il vociferato lancio dell’edizione francese di Harper’s Bazaar by Carine Roitfeld per opporsi a Vogue Paris, il futuro arrivo di Riccardo Tisci da Dior, di Ackermann da Givenchy e di Hedi Slimane da Yves Saint Laurent, i front row della Paris Fashion Week Fall Winter 2011 hanno pane per i loro denti, o meglio per i loro tweets. Nel frattempo, in questi primi due giorni hanno sfilato gli esordienti sotto il patronato di Vogue Paris, i classici couturier resuscitati da qualche anno e alcuni dei marchi storici del pret a porter.
Tra i giovani designer purtroppo dobbiamo prender atto della situazione, a quanto pare non esiste inventiva, tutti sono simili gli uni agli altri; basta confrontare le passerelle e sembra di vedere una sola grande collezione con misere varianti su tema. Il tema in questione è il total black: Anthony Vaccarello rivisita il little black dress con le trasparenze, Felipe Oliveira Baptista mantiene linee fluide e alle trasparenze aggiunge gli inserti di pelliccia, Corrado De Biase sperimenta il patchwork tecnologico con protesi e dettagli fetish, Thimister applica nastri lunghi alle sue stratificazioni, Dévastée si dilettano nel tricot bianco e nero, mentre Hakaan in una confusa collezione mixa il tutto con tanto di black leather.
Il nero però rimane e permane in tutte le collezioni, anche in quelle in cui è stata azzardata la presenza di vivaci color block come Rue du Mail o Damir Doma. Nel primo caso, dopo viola elettrico e arancioni vermiglio ecco il nero che fa da base per graphic patchwork dalla linea geometrica, mentre per Damir Doma il nero va abbinato al bianco con linee essenziali, il colore viene abbinato a tagli particolari, sperimentazioni e stratificazioni polimateriche.
Gareth Pugh ha sfilato con la collezione presentata nella Chiesa di Orsammichele a Firenze durante il 79esimo Pitti Uomo attraverso il film di Ruth Hogben. Anche per lo stilista inglese tanto nero, inserti in pelle e briosi color block in cobalto o strutturati pezzi laminati d’oro.
Dries Van Noten, nonostante la base nera, stupisce per i dettagli colorati, dai tacchi in plexiglass ambra, agli inserti di pitone ocra, dagli effetti optical bicromi alle stratificazioni polimateriche,dai patchwork che ricordano i frottage di Matisse alle stampe verdi anni ‘70.
Guy Laroche colora i suoi sfondi neri con dettagli in pelle o seta verde di Prussia , oppure propone dei patchwork bianco-beige-neri con trasparenze da intravedere sotto capispalla sagomati e infine leggeri total look rosso fuoco di sicuro impatto, il più bello è sicuramente l’asimmetrico.
Rochas si lascia ispirare dal blu oltremare e si lascia guidare da un look easy con linee pulite, privo di qualsiasi eccesso che ricorda gli anni 60. Lunghezze appena sopra il ginocchio o baggie pants, il tutto rigorosamente in tinta. Per la sera tessuti preziosi, ma non troppo elaborati, rivisitando gli anni 50 con un mood contemporaneo.
Infine Mugler by Nicola Formichetti, l’ultima sfilata della giornata e per di più fuori calendario. Un vero e proprio show dall’allure McQueeniana e poco importa se i vestiti sono sopraffatti dall’entertainer Lady Gaga, l’importante è divertirsi. La colonna sonora è della stessa Lady Gaga che ha presentato in anteprima il singolo Government Hooker remixato con l’ultimo singolo Born this way.
Lo scenario non è la classica catwalk, è una cattedrale che fa subito intendere l’aspetto goticheggiante della collezione: tutta la struttura in legno ricorda la cattedrale vegetale di Giuliano Mauri e le modelle avanzano da una navata all’altra reggendosi ai pilastri per non cadere dai trampoli altissimi che indossano ai piedi.
I materiali spaziano dal silicone al neoprene, dal latex al pvc, per interpretare un mood transgenico e trasgressivo, a metà tra il tecnologico e l’animalesco. I colori base sono sempre nero e bianco con alcune uscite blu cobalto, il tutto caratterizzato da trasparenze e spacchi molto alti che rivelano anche le pudenda volontariamente coperte dalle modelle con le mani proprio per evidenziare l’audacia di certe scelte stilistiche. Richiami fetish nei corpetti e nei tubini di pizzo leopardato con maniche di pelliccia, così come per la muta animalier che trasforma la donna in una vera e propria predatrice. Gonne scultura che si arricciano e si disfano come i serpenti che desquamano quando cambiano pelle. Infine il saluto di Lady Gaga che sfila trascendendo le regole della gravità, insieme al suo amico designer e stylist Nicola Formichetti.
Almeno si sta differenziando un pò questa fashion week!!E’ un pò diversa!A Milano, LOndra e Ny sempre la stessa roba…almeno a Parigi si sta vedendo meno pelliccia e meno colori 🙂 Bravissimo come sempre!!
!!! WOW !!! Super blog and a great resource.
Have a super weekend.
Ma tutti gli spostamenti di designer che tu hai elencao non sono mica confermati… c’è chi parla di Pilati a Dior… si dice però che si preferirebbe avere qualcuno che sappia fare couture.
Che bello questo blog 🙂
sono diventato fan della tua pagina su fb.Concordo a pieno con il commento di Cristina L,forse per la prima volta la fashion week francese è la più chiacchierata e sempre al centro di rumors.
Se ti va passa dal mio blog ti aspetto!
Roberto 🙂