Le serate dell’82esima edizione di Pitti Uomo sono iniziate con uno degli eventi chiave della manifestazione tenutosi il 19 Giugno alla Stazione Leopolda, la grande retrospettiva dedicata ai 30 anni di storia del marchio Stone Island, curata da Simon Foxton e Nick Griffiths. L’azienda emiliana specializzata in capispalla e maglieria high tech, è da
sempre ritenuta una delle case di moda che ha fatto della ricerca e della sperimentazione il suo cavallo di battaglia, proponendo per trent’anni modelli all’avanguardia per forma e materiali.
Il percorso si snoda in 10 aree partendo dall’imponente ingresso verticale in cui è disposta un’armata di manichini con indosso il parka Pure Metal Shell – Silver realizzato in acciaio inox ed esposto già nel 2000 al Centre Pompidou di Parigi. I rumori ed il clamore in sottofondo, sono le grida di gioia di Marco Tardelli, quando l’Italia divenne Campione del Mondo nel 1982, anno di nascita di Stone Island.
La prima sezione è dedicata alle Spalmature, Trattamenti e Tecniche di tintura con un centinaio di capi d’archivio, che come erme greco-romane, si ergono a testimonianza del grande patrimonio di esperienza e know-how dell’azienda. Al centro, una piccola stanza buia dalla forma sinuosa è stata dedicata alla serie Reflective Jacket, le giacche in materiale catarifrangente prodotte sin dal 1991.
Nella Chromatic room sono illustrate le tecniche di tintura in capo con l’intera trasformazione dello scampolo di tessuto in capo finito, ma il vero tesoro dell’esposizione è la Steam Room, la camera del vapore. Una galleria completamente bianca, piena di vapore e nella quale non si riescono a distinguere gli oggetti a nemmeno mezzo metro di distanza, è la simulazione di ciò che succede nel processo di tintura ad oltre 130°C. In questa fase infatti i capi vengono bolliti sotto pressione ed in base ai materiali con cui sono realizzati, possono restringersi fino ad oltre il 50%. E’ infatti interessante notare la differenza tra i capi pre e post trattamento: maxi giacche bianche e minimali in tessuto grezzo si trasformano in coloratissimi giubbotti corti.
Il percorso prosegue nella piccola sala Stone Island Shadow, con l’abbigliamento urban sportivo in texture di carbonio. Una decina di abiti in fila per due in un ambiente scuro; sullo sfondo un filmato ambientato nel vicino Nuovo Teatro dell’Opera, una sorta di finestra notturna con panorama, in cui sfilano i modelli Stone Island.
Altra perla dell’allestimento, la sezione Meshes, un padiglione circolare costituito da fittissimi fili trasparenti per celebrare gli esperimenti delle creazioni in filo continuo di nylon. Il pezzo più importante è Serie 100, un progetto sperimentale con cui Stone Island ha iniziato gli studi e le ricerche sui materiali in monofilamento. La maglieria e la gonna indossate dalla scultura in nylon realizzata con la stampa 3D, sembrano una futuristica tipologia di seta impalpabile cristallizzata, con interessanti effetti di trasparenza che non hanno niente da invidiare alle fibre naturali. Non a caso la sezione vicina è dedicata alla Knit Research con i migliori esempi di ricerca nel campo della maglieria.
In fondo alla grande aula ecco la Paper Room, un vasto spazio aperto la cui copertura sembra fatta con le nuvole, in realtà si tratta del TNT, ovvero il tessuto non tessuto con cui sono realizzati i capi sottili come fogli di carta, ma resistentissimi. L’allestimento è stato pensato proprio per rievocare la leggerezza dei capi esposti, che infatti,
sembrano fluttuare nell’aria.
sembrano fluttuare nell’aria.
Ci avviciniamo alla fine del percorso con le due salette Special Projects e Thermosensitive Room. La prima è una sala degli specchi buia in cui a turno vengono illuminati i capi che fanno parte dei progetti speciali, tra questi l’Hand Painted Camouflage, dipinto interamente a mano o il Pure Metal Shell Bronze, un parka realizzato in rete di bronzo applicata su nylon con trattamento antiacqua e schermatura dalle radiazioni elettromagnetiche. Il tessuto di quest’ultimo capo viene definito “vivente” e come tutti i materiali metallici usati allo stato naturale è destinato ad ossidarsi perdendo lucidità. La Thermosensitive Room invece celebra tutte le sperimentazioni effettuate nel campo dei
tessuti termici, in cui sono esposti i modelli di giacconi che in base alla quantità di calore indotto, riescono ad assumere
diverse sfumature cromatiche.
tessuti termici, in cui sono esposti i modelli di giacconi che in base alla quantità di calore indotto, riescono ad assumere
diverse sfumature cromatiche.
La mostra si conclude con una grande sala, pensata come contenitore di emozioni, sensazioni ed ispirazioni, in cui è proiettato un video montato con le campagne pubblicitarie, gli editoriali e le interviste ai protagonisti di Stone Island come Carlo Rivetti.
Parlando con Francesca, press agent dell’azienda, è stato interessante capire come questo grande marchio sia il frutto della passione della famiglia Rivetti, e dell’impegno di tutti i dipendenti che in questi 30 anni hanno lavorato con loro. Basti pensare che a causa del recente terremoto in Emilia, i soffitti dei capannoni in cui era custodito l’archivio erano completamente crollati (la sede è a Ravarino, in provincia di Modena) e la mostra rischiava di essere annullata. La forza di volontà dei dipendenti e di tutto il gruppo, hanno reso possibile il recupero di tutti i capi dalle macerie. Questa è l’ennesima testimonianza della forza, dell’operosità e della passione del popolo Emiliano, in questo caso specifico della
Voglio inoltre aggiungere un breve commento di elogio per l’allestimento, che ho trovato ottimo, sia dal punto di vista organizzativo che espositivo con interessanti passaggi ed esperienze sensoriali che riescono a coinvolgere in pieno il visitatore. La visione delle tipologie di ricerche, lo studio dei tessuti e tutte le sperimentazioni applicate ai tessuti fanno sì che uscendo dalla mostra, sarà impossibile non desiderare un parka Stone Island, anche per coloro che non prediligono lo stile sportivo.
Infine, a coronamento dell’anniversario, non poteva mancare il volume celebrativo in cui sono contenute tutte le immagini d’archivio ed i capi esposti in mostra. Per gli occhi più attenti e che conoscono personalmente i Rivetti, non sarà difficile incontrare qualche volto familiare tra i giovani modelli in posa con indosso i capi chiave della collezione
Stone Island. L’ennesima testimonianza di una tradizione familiare che continua di generazione in generazione.
Stone Island. L’ennesima testimonianza di una tradizione familiare che continua di generazione in generazione.
wow, 30 years. in the cutthroat world of fashion, that’s a really considerable feat.
http://halfwhiteboy.blogspot.com/
Deve essere stato emozionante per te! Dal tuo post avverto la voglia e la curiosità che provi verso il settore merceologico dell’abbigliamento, (il mio lavoro), forse mi sbaglio! Un bacione! http://www.pescaralovesfashion.com
a prescindere la recensione perfetta, ho da aggiungere un commento “rubato” durante la mostra.
“questa esposizione mi ha fatto venire voglia di comprarmi un capospalla Stone”.
davvero felice di conoscerti. a prestissimo
Ila
Mi sono cominciato a interessare a stone Island quest’inverno quando ho visto la liquid reflective jacket, e mi è venuta anche una fortissima voglia di conoscere tutte le lavorazioni, ricerche e tessuti del band. Fortuna che ci sei tu a soddisfare le mie curiosità, e poi devo vide che il tuo impegno, il tuo interesse in quello che scrivi sono palpabili! Bravo, chapeau!
Ps.: maglioni con appliques azzurri e gialli? Ce l’hai la foto/un link? :-p (emoticon sbafone)
Pps.: indovina a che brand ho pensato guardando la sfilata di Bottega Veneta? (specialmente quelle uscite in carta da zucchero)? …. Hai ragione, è una sorta di chiodo fisso, lo vedo dappertutto. Saró paranoico/schizoide?
Matteo