Fino al 30 Maggio 2013 il Museo del Tessuto di Prato ospita “Vintage. L’irresistibile fascino del vissuto” la mostra che racconta come la pratica dell’utilizzo di abiti e stoffe di seconda mano si sia diffusa ed evoluta nei secoli fino a diventare vera e propria tendenza dei giorni nostri.
Venerdì 7 Dicembre ho avuto il privilegio di visitare la mostra in anteprima e grazie alla curatrice Daniela Degl’Innocenti ho intrapreso un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso il concetto del “riuso” di abiti e tessuti.
La mostra si apre con un piccolo oggetto, decisamente insolito, proveniente dall’area fiorentina, il cuscino funebre del vescovo Antonio di Bellincio degli Agli. Manufatto risalente alla prima metà del Quattrocento realizzato con un patchwork di tasselli di lana e seta, testimonianza di come non venisse sprecato niente di un bene che richiedeva giorni e giorni di lavorazione. Basti pensare che già nel Medioevo il mercato dell’abbigliamento usato era un’attività regolamentata dall’Arte dei Rigattieri e che gli abiti dismessi potevano raggiungere valori inestimabili a causa delle lavorazioni dei tessuti e della confezione. Non erano rari i casi di lasciti di abiti da parte di nobildonne ad enti religiosi, che li smembravano per realizzare paramenti o addirittura le vesti di immagini sacre.
La pratica del riuso sopravvive ai dettami della moda ed in mostra non mancano esempi di come nell’Ottocento esistesse già la tendenza di ispirarsi allo stile dei secoli precedenti rimodellando gli abiti dismessi o ereditati. Ammirando i broccatelli dorati Settecenteschi riutilizzati per ornare abiti da sera con ampie crinoline, viene spontaneo chiedersi se oggi, in tempo di crisi, siamo davvero così lontani dalle epoche di rattoppi e rammendi, soprattutto considerando il progressivo numero di calzolai e sartine che stanno riappropriandosi delle piccole botteghe dei centro città.
Al piano superiore, una frase di Curzio Malaparte tratta da Maledetti Toscani ci accoglie nel vivo della mostra, indagando sul rapporto tra la pratica del riuso e la storia della città di Prato.
“Tutta a Prato va a finire la storia d’Italia e d’Europa: tutta a Prato, in stracci”.
La città toscana infatti diventa il centro di raccolta mondiale di abiti usati partendo dall’introduzione della macchina stracciatrice (metà Ottocento) che permette di ottenere lana rigenerata dagli stracci, sino ed oltre il dopoguerra, quando la cernita ed il recupero della materia prima consentono la lenta ripresa dell’industria tessile pratese. In mostra vi sono alcuni voluminosi colli di abiti usati, pronti per essere sottoposti alla cernita e nei quali spesso si trovano “tesori vintage” selezionati con cura da figure emblematiche come Giovanni Masi, pioniere italiano del vintage che aprì il suo centro di raccolta/cernita negli anni 50 e nel quale oggi giungono studiosi, stylist, costumisti e creativi da tutti gli uffici stile del mondo per fare ricerca.
Giovanni Masi fu uno dei primi in Italia, se non il primo, ad intuire l’importanza sociale del fenomeno del second-hand quando verso la fine degli anni 60 i suoi magazzini di Vergaio, appena fuori Prato, furono invasi dai giovani contestatori decisi e consapevoli di acquistare capi usati in segno di protesta nei confronti del conformismo della società borghese. Il fenomeno vintage esplose definitivamente negli anni 70 ed i manichini in esposizione testimoniano i filoni tematici che derivarono da questo nuovo “stile della strada”: l’avanzata del gusto etnico e gipsy, con capi in pelle, montoni ricamati, costumi tipici delle tradizioni dell’Est o con stampe e tessuti provenienti dall’Africa; o lo stile militare con le giacche alla coreana, gli eskimo, i parka o le divise militari civili come quelle indossate dai Beatles.
Anche l’Alta moda si vivacizza e couturier innovativi come Yves Saint Laurent rileggono i nuovi spunti stilistici creando capi più vicini al pubblico giovane, dando origine ad uno dei periodi più eclettici della storia del costume del XX secolo.
Gli anni Novanta trasformano il vintage in fenomeno di massa e che si tratti di jeans o di abiti da sera, nessuno sfugge al fascino della “patina del vissuto” riportando in auge capi e accessori dei più prestigiosi atelier o contribuendo allo sviluppo di processi industriali con cui riprodurre gli effetti generati dal naturale degrado dei capi.
Tra i pezzi in mostra in questa sezione, un interessante nucleo di creazioni
Martin Margiela sospese a mezz’aria, ottenute dall’assemblaggio, decostruzione e ricomposizione di abiti vintage o oggetti come la collana fatta di lenti di occhiali Ray Ban, il top di guanti neri o la giacca realizzata con la tela della fodera esterna dei manichini da sarta.
Un’altra tendenza recentissima e comune a molte maison storiche, è invece quella di rieditare o riproporre capi e accessori d’archivio che hanno segnato lo stile di un’epoca. E’ il caso emblematico del successo commerciale di Frida Giannini che anno dopo anno per Gucci ha reinterpretato modelli iconici come la borsa Jackie O, la Bamboo Bag, le fantasie del foulard Flora o l’ultima arrivata dagli anni 70, la Stirrup bag. Tra gli altri esemplari esposti, una serie di abiti Emilio Pucci anni 60 replicati in miniature limited edition da collezione del 2009; la borsa matelassé 2.55 di Chanel nella prima versione originale ed in quella attuale; la borsa Kelly di Hermés in pelle arancione classica o nella più recente versione in canapa; i cappotti ed i tailleur anni 60 di Max Mara, ed infine le scarpe di Salvatore Ferragamo, rieditate nella linea Ferragamo’s creation che ripropone modelli d’archivio e nuovi oggetti a loro ispirati.
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Emilio Pucci, 60s dresses, mignon re-edition 2009 |
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Salvatore Ferragamo re-edition |
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Gucci Flora scarf and Bamboo bag – Alessandro Moggi Photographe |
La mostra si conclude con un grande spazio dedicato al temporary shop di A.N.G.E.L.O., il negozio/archivio nato da un’idea di Angelo Caroli, personaggio emblematico della ricerca vintage in Italia e all’estero che con il suo inconfondibile accento romagnolo ci ha mostrato alcuni pezzi in vendita come le iconiche pellicce anni 70 di Yves Saint Laurent, i rarissimi capi in maglieria tempestati di paillettes di Romeo Gigli, oltre ad abiti da sera, tuxedo e completi di ogni marchio pensabile.
Ascoltando la sua storia scopro che anche lui ha iniziato rovistando nei magazzini di Giovanni Masi alla ricerca di capi particolari finché la sua passione si è trasformata in lavoro, che lo ha portato in giro per il mondo dando vita ad uno sterminato archivio che però si rifiuta di considerare statico come un museo. I circa 300.000 abiti suddivisi in epoche e filoni tematici, vengono infatti quotidianamente visionati, toccati, ammirati da esperti del settore ed uffici stile per trarne ispirazione e continuare l’eterno ciclo della moda.
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Special thanks to: Maddalena Torricelli press office
Credits: photos 3,6,8,10,25 – Alessandro Moggi Photographer
Angelo lo conosco, viene sempre a una fiera vintage famosa qui vicino e ha anche un negozio a Milano se non sbaglio, bellissima la mostra, questi sono i luoghi che andrebbero conosciuti anche perché è un archivio storico di moda e chi di moda vuole intendersi non può farsi sfuggire certe occasioni.
Lorenzo B (non ho voglia di fare login su blogger oggi).
Ciao ale, un abbraccio
Lollo vista la tua ritrovata attività di modista, sono certo che tu conosca benissimo Angelo. Io vorrei riuscire ad andare a Lugo per visitare l’archivio. Deve essere un’esperienza senza ritorno…nel senso che ci pianterei le tende e non uscirei più da lì!
ciao Alessandro, sempre molto interessante solfeggiare tra un post e un altro sul tuo blog, articolo da leggere per apprendere tante cose, ma ti stupiro’ le balle di stracci gia’ le conoscevo….ma ti diro’ , difficile trovare il contesto adatto…la mia parrucchiera ne ha messe ovunque…martin margiela uno dei miei preferiti!
elena
http://www.tuttepazzeperibjoux.com
Grazie Maria Elena! Ti garantisco che rovistare tra quelle balle nei capannoni è un’esperienza unica. Meglio se fatto durante le mezze stagioni quando non fa né troppo caldo, né troppo freddo! 😉
Senza ombra di dubbio…una fantastica mostra da visitare!
Complimenti per questo post e per il tuo blog!
Buona giornata!
Barbara
http://www.bbonton.it
Ciao Barbara! Grazie per i complimenti e la tua visita! 😉
fantastico,il tuo blog è meglio di una rivista, complimenti
Grazie infinite!
Bellissimo post; le mille sfaccettature del riuso (con ascendenze antichissime), del vintage, delle riedizioni sono interessantissime.
Sai che ero convinta che la Lady Stirrup fosse d’ispirazione anni Cinquanta?
Stupendi i modelli di Miyake e di Roberta di Camerino.
Angelo è un mito ma a quanto sembra lo stesso vale – e forse ancor di più – per Giovanni Masi.
Che bello vivere in un luogo in cui ci sono cose così interessanti da vedere (e ovviamente mi sto limitando alla moda).
Ciao Ale, ci sentiamo presto
Ciao Ale! La Lady Stirrup che dici te è un ibrido di due borse storiche di Gucci, un bauletto e una doctor bag. Io mi riferivo a quella dalla forma “tagliente” molto più definita (quasi triangolare) presentata nelle penultime collezioni. ( vedi qui un esempio: http://www.gucci.com/it/styles/277514CIJAG8737# )
Pensa che io andai nel grandissimo magazzino di Giovanni Masi per la prima volta più di 7 anni fa. Con i miei compagni delle superiori in cerca di abiti per i nostri diciottesimi (i classici prom dress americani), in un pomeriggio ci siamo divertiti a cercare vestiti in mezzo a tutte quelle balle di indumenti provenienti dall’America. Non comprai niente, ma i miei amici fecero dei grandissimi affari, anche perché la vendita è a peso! Ci voglio tornare presto, non appena finisce questo freddo assurdo! 😉
ma che invidia!! non puoi farmi vedere queste cose T.T
vorrei troppo vedere questa mostra!
purtroppo sai bene che qui in nord africa…non ci sono molte opportunita del genere 🙁
oxox
Syriously in Fashion
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Mamma mia, mi hai fatto venire una voglia matta di andare a dare un’occhiata. Post laurea è una tappa d’obbligo.
http://7-sevendays.blogspot.it/
Aleeeeee!!!!!!!! Avevo letto della mostra ed ora grazie a te l’ho praticamente visitata!!!!!!!!! Bello essere in gara con te per Grazia, ti voto ogni mattina volentieri e con te la Madame Gruccia ed Electromode…ci facessero la “Grazia”…BaciBaci
http://www.rockandfrock.com
Vale diciamo che ti sei risparmiata un viaggio, ma se capiti a Firenze, una “dirottatina” su Prato ce la farei lo stesso, c’è anche una mostra antologica su Enrico Coveri!!! 😉
bellissimo articolo, grazie *_*
Grazie a te di essere passata! 😉
Bellissima mostra, mi piacerebbe moltissimo poterla visitare!!! E complimenti per il tuo blog è davvero molto interessante!!
http://www.fashionculture.altervista.org
Grazie per i complimenti. Spero tu riesca a visitarla, ne vale la pena anche solo per vedere i tesori dello shop di A.N.G.E.L.O. 😉
Ma quante ne sai?! Fantastico!
Sapevo di questa mostra perché mia cognata vive a Prato e me ne aveva parlato. A gennaio mi piacerebbe andarci, lavoro ed impegni permettendo, vedremo.
Io adoro il vintage ed il riuso: da non confondere con il produrre un rifiuto da un altro rifiuto o con il second hand, eheh!
Da me purtroppo c’è molto poco ma tra Bologna, Roma e Milano ho trovato chicche favolose.
Un bacio!
Ciao Nunzia! Se passi da Firenze però dobbiamo vederci eh! 😉
Se comunque vai a Prato fatti portare nei magazzini di Vergaio di Giovanni Masi, un’esperienza mozzafiato, ovviamente per i cultori del genere e preparati a sporcarti anche le mani! 😉
ciao!il tuo post e meraviglioso,ho imparato un sacco di cose nuove e interessanti!io spero per te che sarai scelto da grazia.it come blogger perchè non se ne può più di blog inutili e noiosi su quel sito e mi meraviglio come fanno ad avere cosi tanti lettori fissi su gfc e bloglovin. beh tanti di questi blogger hanno usato il trucchetto del give away però alla fine spero che si faccia un po di cernita se no smetto di leggere grazia.it!un baccio e spero di conoscerti di persona durante fw a milano!http://msfashionstreet.blogspot.com/
Grazie mille per la fiducia e per i complimenti. Sai come al solito si tratta di scelte. Io tengo ai miei lettori e preferisco uno scambio di opinioni, informazioni piuttosto che uno scambio forzato di link, sbaglio però che senso ha avere 1000000 followers che non ti leggono nemmeno e non sanno neanche cosa pensi?
Spero di conoscerti nelle prossime fw, ho letto nel tuo blog che c’eri anche a settembre (ed eri in bella compagnia!) peccato non esserci beccati! 🙁
Leggendo questo post (come sempre puntuale, meticoloso, affascinante e ricco nel senso pieno del termine), mi sono resa conto che la moda si è fermata anni e anni fa.
Come recita la celebre massima “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, la stessa cosa vale per la moda.
Anche di fronte agli emergenti che sembrano pionieri di un nuovo corso, poi basta soffermarsi a riflettere, magari leggendo un tuo post, e ti accorgi che c’era già tutto.
Detto questo, grazie per aver condiviso storia, foto, passione e cultura con noi, come sempre.
Ne approfitterò e andrò a vedermi questa mostra. Se vuoi fare il bis e farmi compagnia o da cicerone, sei ovviamente il benvenuto!
baci G.
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La moda è ciclica e ritorna sempre, ma il vero errore credo stia proprio nel volerla fermare. Mai come in questo periodo a forza di ricerche di immagini su tumblr e pinterest scopro analogie e somiglianze tra il passato ed i nostri giorni. Sono fermamente convinto che vi sia una crisi di idee e spero solo in futuro cambi qualcosa, altrimenti il gioco è finito…e mi rifiuto di credere che con gli anni 90 si sia concluso tutto!
Per la mostra basta accordarsi ;)))
Bellissimo articolo.
Sono un amante del Vintage e apprezzo molto mostre di questo genere.
Purtroppo non penso di riuscire a vederla dal vivo data la distanza.
Ma penso di aver tratto dal tuo post le notizie che mi servivano.
CJ
http://cjfashionpriest.blogspot.it/
Grazie Alessio! 😉 Diciamo che ti ho evitato un lungo viaggio, ma se sali per il Pitti, una capatina te la consiglio vivamente!!! 😉
ciao Alessandro,
molto interessante questo post. Ho un ricordo di moltissimi anni fa quando a Prato ho visitato dei capannoni dove rigeneravano le stoffe e la lana ; mi aveva molto affascinata la fase della coloritura in particolare. Non ho mai pensato che ci fosse anche un raccoglitore così importante come Masi. Nel mio recente viaggio in India ho notato che anche lì c’è un grande fermento nel recuperare tessuti preziosi per ricavarne oggetti di arredemento, anche se mi hanno raccontato che la povertà accentuata anche dalle recenti guerre ha costretto la popolazione più indigente a fondere i tessuti più preziosi (quelli intarsiasi di oro e argento ) per poi vendere il ricavato per poter
sopravvivere .
Buona giornata
ave
Grande Alessandro!
Inutile soffermarsi sul post: sempre bello, ricco e ben curato. Bravo!
Io ancora non ho avuto l’opportunità di andarci, spero di rimediare presto.