Il 1 Dicembre è il World AIDS Day e anche la moda contribuisce con le sue capsule collection alle varie raccolte fondi. Quando si parla di beneficenza non è molto politically correct fare delle distinzioni di stile tra un brand e l’altro, ma questa volta dovete perdonarmi poiché ci sono due collezioni in particolare che hanno davvero colpito la mia attenzione, quella “sussurrata” di Maison Martin Margiela e quella di OVS Industry.
Forse non tutti sanno che ogni anno dal 1994 Maison Martin Margiela realizza la charity AIDS t-shirt, una maglietta in edizione limitata con una scritta stampata sul fronte che recita: “C’è molto più da fare per lottare contro l’AIDS che indossare questa t-shirt, ma è un buon inizio“. Il testo però è illeggibile perché parte di esso è stampato all’interno della maglietta e allora la domanda viene spontanea: Perchè realizzare una scritta ton-sur-ton e per di più interrotta in corrispondenza dello scollo, invece di uno slogan colorato e visibile a kilometri di distanza?
La risposta è semplice e geniale, perché invita le persone a chiedersi che cosa vi sia scritto nella parte illeggibile della maglietta, dando vita inevitabilmente ad un dialogo sull’HIV e l’AIDS tra chi indossa la maglietta e l’osservatore curioso. Ritengo che in questo piccolo espediente si riconosca l’estro e la genialità di Martin Margiela che sfruttando una delle caratteristiche dell’uomo, la curiosità, ci conduce ad un confronto e ad una riflessione sulle tematiche sociali che affliggono l’intera popolazione mondiale. Dal 2010 inoltre il brand ha deciso di creare ogni anno un’edizione della t-shirt in lingua diversa. Dopo il giapponese nel 2010 ed il francese nel 2011, quest’anno è stato scelto il cinese e per l’occasione dal 28 Novembre fino a fine dicembre ad Hong Kong e a Beijing si tiene una mostra di ritratti fotografici di personaggi internazionali che indossano le t-shirt.
La seconda iniziativa riguarda il brand low cost italiano OVS Industry che presenta MAKE LOVE WITH, una capsule collection per sostenere la campagna UNAIDS “Getting to zero” attraverso la vendita di top e t-shirt disegnate da 11 ragazzi, nuove generazioni di famiglie importanti della moda: Lavinia Biagiotti, Rachele Cavalli, Louis Marie de Castelbajac, Maria Sole Ferragamo, Marta Ferri, Alessandra Gucci, Alice Lemoine, Talitha Puri Negri, Lola Toscani, Rocco Toscani e Francesca Versace.
L’iniziativa è importante per lo scopo benefico, ma ritengo lo sia anche e soprattutto per il forte messaggio che si cela dietro la scelta di questi testimonial. Non ci troviamo davanti ad i soliti raccomandati figli di papà, queste sono le generazioni che prenderanno in mano le redini dei brand di famiglia o che addirittura hanno dato vita a dei brand propri, e molto spesso avere nomi pesanti di icone del costume può essere anche un danno oltre che una fortuna.
La collezione è ricca di modelli che vanno dalle t-shirt stampate (19,99€) fino ai capi dai tagli più sofisticati ed elaborati (29,99€). Tra i modelli che preferisco (e che suggerisco di comprare) vi sono:
il top baroccheggiante con mantella disegnato da Francesca Versace;
la maxi T-shirt con nastro in satin rosso di Marta Ferri;
il top con intreccio di paillettes sul retro disegnato da Lola Toscani;
la blusa con scollatura sulla schiena e dettagli in pizzo di Maria Sole Ferragamo;
ed infine il mini abito tempestato di pietre di Rachele Cavalli.
La campagna pubblicitaria in cui i designer indossano le proprie creazioni, è stata fotografata da
Rocco Toscani, figlio del grande provocatore Oliviero, e che sempre in occasione dell World Aids Day ha realizzato una campagna shock di sensibilizzazione per
All International e NPS Italia Onlus sull’uso del preservativo e che invita a riflettere in termini puramente ed esclusivamente economici il forte divario tra il costo di un condom e la spesa a carico del Sistema Sanitario Nazionale di un malato di HIV (11.734 euro).
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
beh, dalla maison Martin Margiela me l’aspettavo, da oviesse proprio no…Andrò a dare un’occhiata.
http://7-sevendays.blogspot.it/
dell’Aids in Italia si parla davvero poco ormai, mi ricordo che una volta c’era molta più sensibilizzazione
detto ciò la collezione di Margiela veicola meglio il messaggio come giustamente osservi, quella di Oviesse non mi convince
Mi pare che il messaggio sia presente in una misura confusa e non comprensibile direttamente, senza nulla togliere alla responsabilità, l’esperienza, di chi eredita un nome e una maison importante oltre al richiamo che naturalmente esercita sul grande pubblico, secondo il mio parere sarebbe stato più utile per esempio lanciare un concorso per giovani fashion designer o creativi, invitandoli a riflettere sulla questione e a mettere in gioco le proprie potenzialità
Purtroppo dell’AIDS in Italia non se ne parla proprio…ed è una vergogna. In Francia si è quasi bombardati, qua sembra una cosa da nascondere, quando in realtà è molto più diffusa di quanto si possa pensare! Non voglio entrare nel merito del grande deficit culturale apportato dalla presenza del Vaticano in questo paese, ma questo è una tematica che affligge e accomuna tutto il mondo, mi sembra davvero ridicolo non parlarne e nascondersi dietro una tiara di diamanti ed un pastorale. Per quanto riguarda il progetto OVS penso sia comunque un buon modo per raccogliere fondi anche se non vi sono slogan chiarissimi sulle t-shirt. Infatti ho precisato che la mia era puramente una disquisizione stilistica e unpolitically correct. 🙂
Io sono il primo ad essere favorevole ad i nuovi talenti e devo dire che non mi è dispiaciuto che abbiano partecipato anche questi giovani “figli di” forse avrei dovuto evidenziare meglio i singoli progetti personali veramente validi…anzi mi hai dato una bella idea per i prossimi post!!! 😉
eheheh mi fa piacere di averti dato un’idea 🙂 🙂 più che altro ho pensato che magari se avessero fatto un concorso (uno dei mezzi più efficaci), considerando anche il target più giovane di OVS avrebbero in un certo senso “costretto” più giovani possibili ad informarsi, creando poi un bel tam tam su un tema tanto importante, la collezione firmata da giovani eredi ha senso, però la vedo troppo “piatta” come cosa, credo faccia meno rumore, secondo me tanti non hanno nemmeno ben presente chi siano esattamente questi personaggi. La cosa importante per una campagna anti Aids è attirare le persone, sensibilizzarle, creare un dibattito, cosa che appunto manca totalmente, sai che se ci penso, per esempio, non mi ricordo una sola volta quando ero al liceo che ce ne abbiano parlato? assurdo!
Paradossalmente a noi ne parlavano alle scuole medie, quando almeno “ai miei tempi” la maturità sessuale non era così precoce come oggi!
Mentre al liceo (classico) non ne è uscita mai fuori mezza parola. Il sesso era un argomento tabù, tanto che anche i professori che ci hanno fatto fare gli autori greci dicevano…questo pezzo ve lo fate a casa. Tanto era imbarazzante dover parlare di una ninfa che si accoppiava con Zeus?!! Figuriamoci parlare d’AIDS! Ed è ridicolo perché in quell’età si è degli ibridi tra adulti e bambini ed è fondamentale la sensibilizzazione!!!
Ridicolo davvero!
Ma per quanto riguarda la campagna, te avresti scelto come testimonial anche dei personaggi tv oltre al progetto designer? Lo chiedo perché mi sto rendendo conto che le celebrities sono molto seguite e anche quando mi arrivano i comunicati stampa, spesso hanno a che fare di vip che indossano certi capi piuttosto che altri. Io non condivido molto questa strategia di marketing, ma si sta affermando sempre di più.
è vero alle medie anch’io me lo ricordo!
quanto alle celebrities non so, tu dici che si sta tornando a loro? Molti hanno criticato la presenza dei fashion blogger come testimonial, però ad essere sincera li preferisco alle celebrities, come dicevo prima, forse più si vedono facce nuove o “prese dalla strada” più la gente s’incuriosisce, beh poi dipende dal target, ma il rischio con il vip è che la gente si ricordi di lui e della sua faccia e non di quello che sta facendo, se metti non so, Lady Gaga a fare la testimonial secondo me uno ricorda “ah sì lady gaga testimonial per ….” si ricorda lei, la sua faccia, com’è vestita, ma il messaggio passa in secondo piano
con una persona “comune” invece c’è una curiosità che tende ad andare più a fondo
Io ti assicuro di avere la mail intasata di comunicati stampa con celebrities internazionali che indossano abiti o accessori di brand più o meno famosi. O ragazze venute dal nulla come Alexa Chung e Olivia Palermo, che oltre ad essere ricche e carine non hanno altre doti.
E concordo con te al 100% su quello che hai scritto riguardo ai VIP, tranne che sulle blogger, sì sono spontanee e “terrene” però vengono innalzate su gradini e podi, che inevitabilmente le trasformano in modelli di riferimento, ma che a parer mio hanno ben poco da insegnare. Se sei bella/carina ce la puoi fare, se sei brutta no! E’ un messaggio sbagliato.
Lo sai che ignoravo totalmente di Margiela?
Ancora una cosa che imparo dal tuo blog! :))
Ang
http://www.madamelagruccia.blogspot.it
😉 Grazie!
Non vorrei andare off-topic perché dell’AIDS ci sarebbe davvero molto da dire.
Parlando di moda, mi piace tantissimo la T-shirt di Marta Ferri!
Figurati!
Sì anche a me piace molto, ha un che di couture. 😉
Concordo su tutto, anche e soprattutto sul tuo pensiero espresso nei commenti. Continua a “formarmi” per il resto Carissimo, ci riesci sempre molto bene! 😉 Bacio.
Ubique Chic, H2O Fashion added
Grazie per aver condiviso questo post con tutti noi!
L’idea di avvicinare chi è sieropositivo e chi non lo è in una sorta di dialogo finalmente possibile mediante una maglietta con scritta semi illeggibile è veramente geniale!!
Come sempre imparo qualcosa quando ti leggo!
baci G.
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