La settimana della moda di Milano per un blogger si traduce inevitabilmente in sfilate, presentazioni, feste, mostre-evento, ma anche conferenze o incontri con i protagonisti di questo mondo, ed è proprio grazie all’ultima Vogue Experience tenutasi in concomitanza con la Milano fashion week di settembre, che ho potuto conoscere meglio il duo stilistico Aquilano.Rimondi.
Tommaso Aquilano talking with tha audience at the Vogue Experience in Palazzo Morando |
Il loro cammino comune ha inizio nel 1998, quando si trovano a dover collaborare in qualità di consulenti per Max Mara; nel 2004 danno vita al progetto 6267, con cui vincono il concorso WhoIsOnNext? 2005 riuscendo a presentare la collezione a Milano. Da allora è un continuo succedersi di esperienze che li incoronano come veri protagonisti della scena internazionale, non è un caso se allora Anna Wintour commentasse: “Se c’ è un motivo per andare a vedere le sfilate di Milano quello è lo show dei 6267”. La scalata al successo si riempie così di traguardi sempre più importanti: nel 2006 sono direttori creativi del marchio di maglieria Malo, portandolo a sfilare a New York; nel 2008, vengono nominati direttori creativi della maison Gianfranco Ferré, e nello stesso anno fondano il proprio marchio Aquilano.Rimondi che di stagione in stagione ha conquistato la nicchia più colta della moda, grazie ad uno stile ricco, ma bilanciato, che guarda ben oltre gli effimeri trend stagionali. Nonostante le continue consulenze e collaborazioni con i brand più importanti del Made in Italy, nel 2011 diventano direttori creativi per la linea femminile di Fay, e da quest’anno anche della maschile, una sfida nuova per il duo di designer che si dice entusiasta di potersi misurare con le esigenze del prêt-à-porter.
First 6267 fashion show – Fall Winter 2006 |
All’incontro con il pubblico tenutosi a Palazzo Morando era presente solo Tommaso Aquilano, a suo dire il più schivo della coppia, (purtroppo Roberto Rimondi era impegnato al fitting delle modelle per la sfilata del giorno successivo) e durante il dibattito sono emersi spunti di riflessione molto interessanti riguardanti il loro modo di approcciarsi alla moda e alla creatività in genere.
In merito all’eterno dualismo tra arte e moda, in quanto designer riconoscono alla moda uno stato d’indipendenza nei confronti dell’arte: “La moda è un lavoro. Io lavoro con l’arte, ma non sono un artista, sono un lavoratore” dice infatti Tommaso Aquilano. L’arte è quindi “solamente” una fonte d’ispirazione per il duo, è un mezzo per arrivare al prodotto finito. L’arte è quell’input che innesca l’istinto creativo permettendo loro di mixare le più svariate discipline in un crescendo di eccessi, passando da una velatura di Velasquez alle pieghe barocche scolpite dal Bernini per poi equilibrare e ridimensionare il tutto attraverso un razionale labor limae. “Roberto è progettuale nel suo approccio, io sono più istintuale. Abbiamo le proprie visioni e poi ci incontriamo con mix a volte anche improbabili”.
La collezione primavera estate 2014 che ripercorre l’esperienza esotica degli ultimi anni di vita di Paul Gauguin è l’esempio più lampante del loro stream of consciousness ispirato all’arte. Nei tessuti stampati declinati su felpe, minidress e abiti princesse, sembra di rivedere i parei e le vesti delle donne haitiane ritratte dal pittore: contrasti di pattern rigati e floreali, sfumature cangianti, colori complementari e tempeste di jais sono i temi principali della collezione, opulentemente barocca nel concept, ma straordinariamente contemporanea nelle forme.
Aquilano Rimondi SS 2014 – Paul Gauguin references |
Aquilano Rimondi SS 2014 – Paul Gauguin references |
Aquilano Rimondi SS 2014 – Paul Gauguin references |
Aquilano Rimondi SS 2014 – Paul Gauguin references |
Aquilano Rimondi SS 2014 – Paul Gauguin references |
La conversazione tocca anche argomenti più leggeri:
– i gusti musicali “Io ho bisogno di ritmo per creare ed in base allo stato d’animo posso mettere della musica classica come fa Roberto, altrimenti Peter Gabriel o i Depeche Mode”;
– gli hobby oltre la moda “La mia seconda passione è la cucina: ti insegna ad applicare la creatività, aggiungendo uno dopo l’altro gli ingredienti fino all’eccesso, permettendoti di correggere e raffinare le pietanze”;
– ed infine delle riflessioni riguardanti il ruolo del direttore creativo, “La parte più interessante per uno stilista è mettersi a rischio con il proprio brand, ma ultimamente vi è la tendenza a voler diventare direttore creativo a tutti i costi, vivendolo come fosse l’apice della carriera per un fashion designer, magari anche trascurando le proprie linee. La direzione creativa per altri marchi è bella, ma da un giorno all’altro puoi essere cacciato via e alla fine non ti rimane niente.”
Parlando della loro esperienza di direttori creativi presso la Gianfranco Ferré dice: “Quando sei un direttore creativo devi miscelare, non puoi essere te stesso al 100% perché devi metabolizzare un qualcosa che non è tuo. Da Gianfranco Ferré è stata una delle esperienze più belle che abbiamo vissuto perché eravamo a confronto con un mostro sacro della moda italiana. Con l’archivio Ferré abbiamo conosciuto una lunga storia che parte dal minimalismo senza alcun decoro con giacche dritte che valorizzano ogni tipo di silhouette e nella nostra prima collezione per Ferré (primavera estate 2009) abbiamo voluto riproporre proprio quel minimalismo già dalla location, togliendo tutti i decori in stile liberty dalla sala in cui solitamente sfilava. Nessuno se lo aspettava ed è piaciuto.”
Gianfranco Ferré by Aquilano Rimondi – SS 2009 |
Gianfranco Ferré by Aquilano Rimondi – SS 2009 |
Gianfranco Ferré by Aquilano Rimondi – SS 2009 |
Il pubblico in sala, costituito prevalentemente da giovani studenti, aspiranti stilisti e aspiranti giornalisti di moda, incalza con le domande riguardanti le ispirazioni, la loro storia professionale, ma le più gettonate cadono sempre sui suggerimenti per i nuovi designer:
“La partecipazione a Who Is On Next? è stata la prima vera occasione per farci conoscere a livello internazionale da stampa e buyer. Ai nuovi designer suggerisco di essere piccoli e cercare la propria identità non pensando nemmeno di potersi confrontare con marchi che presentano sfilate dai budget milionari. Dovete essere sinceri in quello che fate. Noi stiamo ancora costruendo la nostra identità, ci siamo contraddistinti con un prodotto di nicchia focalizzato principalmente sulla ricerca tessile e le silhouette, ma grazie a Fay (di cui sono direttori creativi dal 2011) abbiamo avuto l’occasione di avvicinarci al prêt-à-porter.
Si sente sempre parlare di nuovi talenti perciò ci si aspetta che i giovani facciano vendere, ma i mecenate come Lorenzo il Magnifico non esistono più, ed oggi vale il Do ut Des con gli investitori: se cresco, ti faccio crescere e così cresco sempre di più. Nella nostra carriera forse abbiamo peccato di eccessiva ingenuità e fiducia, soprattutto in questo ambito.”
First Aquilano Rimondi fashion show – SS 2009 |
L’incontro si conclude con una domanda dal pubblico del web che segue la diretta attraverso l’account Twitter di Vogue Italia: il capo passe-partout oltre al tubino nero secondo Aquilano.Rimondi.
Per quanto frivola e semplice fosse la domanda, personalmente ho trovato molto significativo l’entusiasmo con cui Tommaso Aquilano ha risposto, scorgendo nei suoi occhi quell’istinto creativo che gli ha permesso di immaginare seduta stante un outfit completo, descrivendolo nei minimi particolari, gesticolando con le mani in aria, come lo stesse plasmando sotto lo sguardo incantato del pubblico: “Il tubino è un capo meraviglioso, ma rischia di diventare caricaturale, mentre accanto ad una donna che indossa una felpa di velluto leggermente over, una gonna di mikado e delle scarpe con tacco altissimo, quella col tubino viene meno!”.
Assistere a quel momento di verve creativa finale ha dato concretezza a tutte le parole usate nelle due ore di incontro.
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Credits:
Collages by The Fashion Commentator;
Catwalks photos from Style.com
Bello, bravi e bravo… io sto scrivendo di quello con Andrea Incontri. Devo dire che l’iniziativa è stata lodevole, dall’ultimo paragrafo traspare la passione di Tommaso, ma anche la tua! 😉
Molto bella la cappetta dell’ultima collezione, in seta (6a foto dall’alto), un po’ meno entusiasmanti gli abiti più “didascalici”.
Matteo
Aspettavo con ansia questo post, ero curiossima di sapere come fossa andare questa Vogue Experience!
Ho trovato molto interessanti le risposte date da Tommaso Aquilani, peccato che non ci fosse anche Roberto Rimondi!
Trovo che l’arte sia una delle ispirazioni maggiori per quanto riguarda il mondo della moda, capita spesso che gli stilisti si ispirino ad essa!
L’ultima risposta l’ho trovata molto interessante..il suo concetto di look passe-partout è molto innovativo ed interessante!!
XOXO
Cami
Paillettes&Champagne
Un’esperienza superiore che esula dalla ressa compulsiva di moda (a volte solo apparente e raffazzonata) che mi piace!
Sono molto d’accordo con la sua concezione di designer in quanto lavoratore e non artista. E’ una cosa che anche io come grafico rivendico sempre. Trovo che sia importante perchè l’arte ha quella importante capacità di interpretazione che ad un designer non può essere concessa: se un quadro per uno significa una cosa o un’altra non ha importanza, la chiave di lettura personale è propria dell’arte. Se un cappotto invece non sta bene perchè non rispetta le proporzioni lì c’è poco da interpretare: è un cappotto fatto male. Se un cappotto deve tenere caldo, se non riesce in questa cosa ha fallito.
Sono contento di riconoscere nelle parole del signor Aquilano la mia piccola visione del mestiere 🙂
Che esperienza a dir poco fantastica! ” Nella nostra carriera forse abbiamo peccato di eccessiva ingenuità e fiducia, soprattutto in questo ambito “…Mi ritrovo in pieno!
Kiss ♥
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Dovevo esserci anche io, ma ahimè, sono ancora qui, legato al trasloco infinito…
Voto 10 alle affermazioni di Aquilano, ultimamente amo le loro collezioni!
GFD by Giorgio Schimmenti
Ale, post magnifico come sempre per contenuti e immagini. I tuoi collage sono meravigliosi.
L’argomento poi per me è particolarmente interessante. Mi sarebbe piaciuto moltissimo partecipare a quest’incontro. Aquilano.Rimondi è un duo che mi piace tantissimo, forse mi faceva ancora più impazzire quando erano 6267, però sono bravissimi sempre. Molto interessante ad esempio l’ultima sfilata ispirata a Gauguin. Poi – come sai – mi entusiasmo sempre tanto per le collezioni che traggono ispirazione dall’arte.
Riguardo alla conversazione, molto divertenti gli argomenti più leggeri e anche il parere finale sul capo passe-partout. Ma soprattutto mi ha colpito la frase sull’assenza di mecenatismo e sul do ut des; ahimè penso che sia proprio così in tutti i campi e da un bel pezzo.
Alessia
ElectroMode
Alessia, purtroppo sappiamo benissimo che in qualsiasi campo la musica è la stessa. Sta a noi trovare una melodia diversa! 🙂
Post bellissimo e stupenda l’ispirazione presa dai dipinti! Deve essere stato un incontro interessantissimo 🙂
credo che il loro genio creativo sia uno dei migliori in circolazione in Italia!
Anche io avrei voluto esserci, credo sia stata un’esperienza davvero formativa! Poi che dire della sfilata dedicata a Gauguin, ADORO!!
Poi pensandoci non capita molto spesso che un designer si metta a disposizione del pubblico!
Davvero molto bella e soprattutto interessantissima questa esperienza. Adoro le loro creazioni, soprattutto la collezione ispiratasi a Gauguin!!
Lo stilista più bistrattato della blogosfera: in quanti blog abbiamo letto “aquiLONE” o “RAImondi” o anche entrambi?? Finalmente qualcuno si approccia a questa bella realtà in maniera seria..
Non è il primo tuo racconto delle esperienze di incontro con gli stilisti che hai fatto con Vogue che leggo e devo dire che l’ho apprezzato molto e soprattutto amo i collage che realizzi: sono un’espressione artistica che, accompagnata alle parole, riesce a raccontare il tuo punto di vista al 100%.. Bravo davvero!
Colpevole di aver scritto “Raimondi” un paio di volte… shame on me!! 😀
Grazie Iris per i complimenti, cerco di abbinare sempre arte, moda, design e letteratura, per far capire che la moda non ha solo ed esclusivamente la dimensione frivola che tutti conosciamo.
Per quanto riguarda le Vogue Experience, sono l’unico motivo per cui maledico il fatto di non vivere a Milano, avrei sempre occasione per partecipare, invece prendere il treno e salire per poche ore mi scoccia e non poco. Ecco perché sfrutto le fashion week e tutte le occasioni che capitano a tiro! ^_^
ciao Alessandro ,
finalmente , dopo un “periodaccio” di cose bellissime ! Alla fine della lettura del tuo interessante reportage mi è sorta una domanda : , come conciliano creativamente il ruolo di stilisti e Direttori di una Maison ? il primo è passione e l’altro un lavoro ( banalizzando)?
Tu certamente comprendi ciò che voglio dire
Buona giornata .
Ave
Ciao Ave!
Grazie per i complimenti sinceri.
Ti rispondo subito senza molti giri di parole. Dalla discussione è emerso che con il proprio brand manifestano interessi verso una ricerca stilistica raffinata (a volte elitaria e di nicchia) in cui i dettagli richiedono una cura da couturier, potremmo definirlo un lavoro di ricerca. Le consulenze e le direzioni artistiche per gli altri marchi invece richiedono delle dinamiche diverse e la loro attività diventa di sperimentazione, andando oltre i loro canoni stilistici, rispondendo alle esigenze dei marchi e del target della clientela. La passione è un denominatore comune, ma declinato secondo più sensibilità.
Anna ha detto questo?! beh…ha ragione…sinceramente il talento c’è, sono capi sofisticati ma portabili. Quello che hanno detto : “Quando sei un direttore creativo devi miscelare, non puoi essere te stesso al 100% perché devi metabolizzare un qualcosa che non è tuo.” è dannatamente vero! se ti fermi a pensare, in qualsiasi cosa, se fai da “consulente” o in qualche modo contribuisci a qualcosa non tua non potrai esprimere completamente te stesso. Mettersi in gioco e fare tutto da soli non è facile, ci vuole coraggio!
ps. ho adorato i capi della prima foto della ss2009 per Ferré!
Love&Studs
Ho letto con interesse la parte riguardante l’indipendenza della moda rispetto all’arte, dal punto di vista teorico è un passaggio fondamentale per capire il lavoro del duo. Per i tuoi collage posso usare l’aggettivo “iconici”? 😉 Beh, forse te l’ho già detto, salvo sempre le tue immagini nel pc, mi servono da consulenza di stile e da approfondimento. I collage sui mosaici di Dolce & Gabbana li ho studiati nel minimo dettaglio!
“Io ho bisogno di ritmo per creare ed in base allo stato d’animo posso mettere della musica classica come fa Roberto, altrimenti Peter Gabriel o i Depeche Mode”
E’ AMORE!
Lo era già prima in realtà 😀
Ho avuto la fortuna di fare da vestierista alla loro sfilata nel settembre 2011, ho toccato con mano la loro collezione, avevo i brividi per l’emozione!!
E’ un brand che ammiro moltissimo, anzi, ammiro moltissimo la loro carica creativa che inseriscono ogni stagione. La collezione ispirata a Gauguin è bellissima, ma quella che vidi io era superba. Se hai piacere di leggere il post che ho scritto a riguardo posso mandarti il link su Facebook, basta che mi scrivi in pvt 🙂
Post davvero interessante, complimenti! Mi piacciono molto queste iniziative “di contorno” alla fashion week. Ascoltare i creativi e conoscere le loro vite apre la mente a mio parere. Le poche volte che ho potuto ascoltare un designer, ne sono uscita con la mente che galoppava!
Un abbraccio 🙂