La Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze celebra i suoi primi 30 anni con un nuovo allestimento dedicato alle Donne Protagoniste del Novecento: donne che hanno fatto e seguito la moda diventandone colte interpreti, andando ben oltre il messaggio degli stilisti, ricorrendo ad uno stile del tutto personale e spesso fuori dagli schemi, che le ha rese Donne Protagoniste.
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Donne protagoniste del Novecento – Gianni Versace abito in oroton per Patty Pravo, Sanremo 84 |
Come ha spiegato durante la conferenza stampa il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, gli abiti facenti parte della collezione della Galleria del Costume di Palazzo Pitti, non possono rimanere in esposizione per più di 2/3 anni, per motivi di conservazione. Ciò comporta una continua rotazione biennale dei pezzi, tentando di esporre quanti più capi possibili e cercando di coprire un grande arco temporaneo che va dal Settecento sino ai giorni nostri. Come precisa la direttrice della Galleria, Caterina Chiarelli, questa “rotazione” è invece mirata sul Novecento, ed ogni sala è dedicata al guardaroba di una donna che è stata (o è tuttora) protagonista in una determinata specificità ed i cui tratti distintivi della personalità emergono dallo stile dai capi che indossa, crea o colleziona.
Il percorso espositivo progettato dall’architetto Mauro Linari mostra di sala in sala gli aspetti più peculiari delle singole protagoniste, abbinando agli abiti nelle vetrine anche cimeli, foto o quadri che le ritraggono nel loro splendore.
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Presentazione Donne protagoniste del Novecento – Galleria del Costume Firenze – Nov 2013 |
La prima sala è dedicata a Rosa Angela Caterina Genoni (1867-1954), attivista a cavallo tra Ottocento e Novecento, impegnata sul fronte delle rivendicazioni contro lo sfruttamento del lavoro femminile, nonché abilissima sarta considerata “l’ideatrice della moda italiana”. Inizia la sua gavetta da sarta all’età di dieci anni, ma sarà guardando i disegnatori francesi che intuirà l’importanza di creare una vera e propria cultura dello stile italiano realizzando dei grandi album con le antiche fogge tratte dai capolavori dell’arte italiana o con le tecniche di cucito e ricamo della tradizione. Nel 1906 partecipa all’Esposizione Internazionale a Milano e nella Sezione Abbigliamenti Femminili presenta ufficialmente il risultato pratico delle sue teorie con 14 abiti realizzati grazie alla collaborazione della Scuola Professionale Femminile Umanitaria (di cui è dirigente della sezione Sartoria e docente, ricoprendo la prima cattedra italiana di Storia del Costume), ispirati alle opere di Botticelli, Bramante, Donatello, Ghirlandaio, Mantegna, Pisanello, Raffaello, Tiziano e Veronese.
Nel nuovo allestimento della Galleria del Costume sono esposti proprio due di questi esemplari: il manto di corte ispirato a Pisanello e l’abito da ballo tratto dalla Primavera del Botticelli, accompagnati dalle illustrazioni del volume “Per una moda italiana: Modelli, Saggi, schizzi di abbigliamento femminile: 1906-1909” in cui Rosa Genoni mostrava tutte le sue creazioni ispirate all’arte antica ed ai costumi tradizionali popolari, rivoluzionando il campo della decorazione per abiti con l’introduzione di ricami naturalistici tridimensionali mai sperimentati prima.
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Donne protagoniste del Novecento – Rosa Genoni abito Primavera – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Rosa Genoni mantello Pisanello – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Rosa Genoni mantello Pisanello – Galleria del Costume Firenze |
La seconda sala celebra il mito dell’attrice Eleonora Duse (1858-1924), introdotta alla moda del pittore Mariano Fortuny quando Gabriele D’Annunzio tentò di affidargli la realizzazione di costumi e scenografie per la tragedia “Francesca da Rimini”. Da allora, nonostante la rinuncia a tale incarico, la Duse instaurò un vero e proprio rapporto di amicizia e ammirazione nei confronti dell’artista spagnolo, che nel suo atelier veneziano realizzava abiti dalle silhouette e cromie uniche nel loro genere. In Galleria sono esposti abiti, tuniche e sopravvesti databili tra il 1909 ed il 1921, periodo in cui la Duse rimase lontana dalle scene, non rinunciando però ad abiti di finissima fattura e tessuti pregiati dalle tonalità fredde e brillanti, come i blu e gli azzurri.
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Donne protagoniste del Novecento – Eleonora Duse |
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Donne protagoniste del Novecento – Eleonora Duse, abiti Mariano Fortuny – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Eleonora Duse, abito Mariano Fortuny – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Eleonora Duse abiti Mariano Fortuny – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Eleonora Duse, abito Mariano Fortuny – Galleria del Costume Firenze |
I due sontuosi abiti esposti nella terza sala proiettano il visitatore nei salotti in cui presenziava
Donna Franca Florio (1873-1950), protagonista della scena internazionale al tempo della Belle Époque. Nobile aristocratica palermitana dall’eleganza sopraffina, nel 1893 sposa Ignazio Florio, esponente di una delle famiglie più ricche del paese, proprietari di flotte, industrie, miniere e aziende di commercio; da allora la vita si trasforma in un’infinità di apparizioni mondane, in cui la sua presenza è sempre notata e commentata nelle cronache del tempo, rendendo necessario un continuo cambio di abiti all’altezza del nome dei Florio. In Galleria sono presenti l’
abito di velluto nero con scollo a V lavorato ad intaglio,
immortalato anche da Giovanni Boldini (1901) nella versione senza pettorina; ed il
manto di corte in seta blu della sartoria Ventura di Milano, bordato con cordoncini dorati disposti secondo il nodo Savoia, poiché dal 1902
Donna Franca Florio divenne dama di corte della Regina d’Italia.
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Abito appartenuto a Donna Franca Florio |
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Donne protagoniste del Novecento – Donna Franca Florio, manto di corte dell’Atelier Ventura(1925-1930) |
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Donne protagoniste del Novecento – Donna Franca Florio, manto di corte dell’Atelier Ventura(1925-1930) |
Nella sala adiacente, 4 abiti cercano di colmare il grande vuoto che la recente scomparsa di Anna Piaggi ha lasciato nel mondo della moda contemporanea. Concettuale giornalista di moda delle Doppie Pagine di Vogue Italia, storica musa di Karl Lagerfeld e moglie del fotografo Alfa Castaldi, Anna Piaggi si è sempre contraddistinta per il suo personale modo di interpretare la moda collezionando, ma soprattutto indossando capi haute couture mixati con divise da lavoro o oggetti della più svariata natura trasformati all’occorrenza in accessori/divertissement. Come raccontatomi dalla direttrice della Galleria del Costume, Caterina Chiarelli, i quattro capi in mostra furono acquistati dal Ministero per i Beni e le attività culturali nel 2009, quando l’Ufficio Esportazione della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etno-antropologici per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese, sospese l’esportazione di 28 abiti storici di proprietà della giornalista, destinati ad una vendita all’asta a Londra. Nella Galleria del Costume al momento sono esposti i due manti floreali di Paul Poiret, un manto firmato Maria Monaci Gallenga ed un abito da sera Schiaparelli, capi a cui la Piaggi era particolarmente affezionata e con cui si fece fotografare in più occasioni.
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Il manto Maria Monaci Gallenga (1920) in una foto di Anna Piaggi con Karl Lagerfeld |
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Anna Piaggi che indossa il manto Paul Poiret (1920) in più occasioni |
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Collezione Anna Piaggi – manto Paul Poiret(1911-1915) e abito Schiaparelli (1936-1937) |
L’allestimento della quinta sala è stato reso possibile grazie alla donazione di abiti di Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore Quasimodo e Maria Cumani, attrice, poetessa, scrittrice e danzatrice ispiratasi ad Isadora Duncan e Martha Graham. Il figlio, presente alla conferenza stampa, l’ha voluta ricordare non solo nelle vesti di musa per il padre, ma come una donna vitale, energica ed ancora entusiasta quando nel 1986, quasi 80enne, era la prima danzatrice nella Fedora di Umberto Giordano, al Teatro Filarmonico di Verona. Gli abiti esposti e donati dal figlio testimoniano un gusto ricercato con raffinati capi d’epoca donatile da amici ed ammiratori, di cui uno probabilmente appartenuto all’illustre Sarah Bernhardt, oltre ai leggiadri costumi di scena di ispirazione esotica.
Donne protagoniste del Novecento – Abiti di Maria Cumani
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Abito di Maria Cumani (1920-1923) probabilmente appartenuto a S. Bernhardt |
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Donne protagoniste del Novecento – costumi di scena appertenuti a Maria Cumani |
La sesta sala è dedicata ad Antonella Cannavò Florio, talentuosa pianista e moglie del conte Emilio Florio, console di Thailandia, la cui abitazione romana divenne uno dei salotti più in voga della città tra gli anni 50 e 60. Gli abiti presenti in Galleria, sono stati donati da Cristina Laspia, nipote della contessa, e rappresentano una testimonianza del gusto retrò diffuso negli ambienti facoltosi dell’epoca; si tratta di infatti di abiti provenienti dall’atelier di Emilio Schuberth, famoso couturier romano che rileggeva i temi dell’abbigliamento romantico ottocentesco con i nuovi materiali del boom economico. Basta osservare i decori floreali e la costruzione degli abiti per capire come i sarti romani fossero legati ad una moda fiabesca di altri tempi.
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Donne protagoniste del Novecento – Antonella Cannavò Florio, Abiti Emilio Schuberth |
Antonella Cannavò Florio – Abiti Emilio Schuberth
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Antonella Cannavò Florio – Abiti Emilio Schuberth |
Il percorso continua con una sala dedicata agli abiti donati dalla cantante italiana Patty Pravo che sembra immortalata mentre scende la sinuosa scalinata luminosa del Festival di Sanremo 84 indossando l’abito in oroton di Gianni Versace sulle note di “Per una bambola”.
Sui palchi laterali altre mise indossate sempre in occasione del Festival di Sanremo: due abiti Gucci del 1987 tempestati di perle jais e paillettes che riecheggiano gli anni 60, ed un completo in tulle avorio Roberto Cavalli del 2002 con giacchino e gonna a ruota interamente ricamati con applicazioni iridescenti. L’allestimento di questa sala ad opera dell’architetto Mauro Linari, vale l’intera visita alla galleria non solo per gli amanti della cantante, ma per tutti quei curatori e set-designer che cercano un esempio positivo di come gli abiti possano prendere vita in una mostra di moda e costume, qualora non sia obbligatoria un’esposizione all’interno di teche protettive.
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Sala Patty Pravo |
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Sala Patty Pravo |
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Patty Pravo a Sanremo 84 mentre scende la scalinata indossando l’abito in oroton di Gianni Versace |
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Abito Versace indossato a Sanremo 84 da Patty Pravo |
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Patty Pravo – abito Gianni Versace in oroton per Sanremo 1984; abito Gucci per Sanremo 1987 |
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Patty Pravo – Abito Gucci 1987 |
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Patty Pravo – abito Gucci per Sanremo 1987 (dx); abito Roberto Cavalli per Sanremo 2002 (sx) |
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Patty Pravo – abito Gucci per Sanremo 1987 |
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Patty Pravo – Abito Roberto Cavalli per Sanremo 2002 |
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Patty Pravo – abito Roberto Cavalli per Sanremo 2002 |
Dal talento di una cantante si passa poi all’estro di ben due designer diametralmente opposte tra loro. L’ottava sala è infatti dedicata a Susan Nevelson, modella, pittrice, designer nonché invisibile alter-ego dell’amico stilista Ken Scott, che sin dal lancio dell’eponimo brand (1962) la lega a sé con un contratto di esclusività per i suoi disegni pieni di vitalità e brio che renderanno la moda KS rivoluzionaria ed unica nel panorama mondiale. Nell’allestimento oltre ad abiti, tessuti e disegni sono presenti anche delle foto di repertorio di Susan Nevelson insieme a Ken Scott, ma anche alcuni ritratti recenti in cui la designer indossa le ultime creazioni della talentuosa e visionaria modista fiorentina Eleonora Bruno.
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Donne protagoniste del Novecento – Susan Nevelson for Ken Scott – Galleria del Costume Firenze |
Abiti Ken Scott di Susan Nevelson
Susan Nevelson indossa le creazioni di Eleonora Bruno
Nella nona sala invece si trovano le creazioni di Lietta Cavalli, figura atipica nel campo della moda, che dopo aver ereditato la sartoria della madre negli anni 60, decide di buttarsi nella maglieria con il brand Mali, creando capi unici che non seguono le tendenze del momento e vengono riconosciuti sin da subito come oggetti d’arte. Per liberarsi dai ritmi soffocanti del sistema moda, dopo anni di successi e critiche entusiastiche, lascia l’attività negli anni 90, dedicandosi alla creazione di tessuti ed arazzi, pensati per essere drappeggiati come complementi d’arredo. In Galleria sono esposti alcuni degli abiti da lei donati, ma anche capi prestati appositamente per l’occasione, oltre ai libri a lei dedicati e ai tessuti d’arredo disposti lungo le pareti della sala, insieme a sedie e poltroncine del suo arredamento di casa.
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Abiti di Lietta Cavalli |
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dettagli degli abiti di Lietta Cavalli |
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libri e arredi di Lietta Cavalli |
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Abiti Lietta Cavalli |
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Abiti e arredi in maglieria Lietta Cavalli |
Le due sale successive sono dedicate a Cecilia Matteucci Lavarini, una delle collezioniste di moda più importanti d’Italia, sempre presente nei front row delle sfilate, alle aste (di arte o di moda), vernici di mostre, biennali, prime teatrali e concerti in tutto il mondo. Dotata di una cultura incredibile, potrebbe essere definita la Marchesa Casati dei giorni nostri grazie anche al suo sterminato guardaroba attraverso il quale sperimenta abbinamenti secondo un gusto del tutto personale che anticipa i tempi. L’allestimento delle due salette è destinato a diventare una meta fondamentale per tutti i veri cultori della moda grazie al particolare styling curato interamente dalla stessa Cecilia Matteucci Lavarini, in cui ogni singolo accessorio, gioiello, oggetto, libro esposto manifesta la sua eclettica ed ineguagliabile personalità. Capi iconici di Yves Saint Laurent, Chanel e Nina Ricci dialogano con Prada e Comme des Garçons unendosi a gioielli d’antiquariato ed un mantello inglese degli anni 20 in un’armonia quasi disarmante che lascia estasiato chiunque veda quelle vetrine. Due Wunderkammer in cui perdersi e nelle quali diventa impossibile notare ogni singolo dettaglio pensato e curato dalla magnanima collezionista che durante la conferenza stampa ha annunciato di aver disposto nel testamento un lascito di circa 3000 pezzi di haute couture francese alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti.
Cecilia Matteucci Lavarini – giacca Comme des Garçons (SS2004); manto in velluto (1920)
Cecilia Matteucci Lavarini -Commes des Garçons (SS2004)
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Cecilia Matteucci Lavarini – Nina Ricci haute couture 1985/1987 |
Cecilia Matteucci Lavarini
Sartoria Teresa Bernardelli su modello di Yves Saint Laurent FW1981;
Yves Saint Laurent FW1993 evening dress
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Cecilia Matteucci Lavarini – Chanel SS1994 |
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Cecilia Matteucci Lavarini – abito YSL 1987-1990; Prada FW2007 |
La dodicesima sala è dedicata alla figura di
Anna Rontani, scrittrice e giornalista tra gli anni 50 e 70 di cui circa un anno fa è andato all’incanto l’intero guardaroba alla casa d’aste Maison Bibelot di Firenze. Alcuni degli abiti presenti in questo allestimento della Galleria hanno una storia particolare che in un certo senso mi vede coinvolto in prima persona. Circa un anno fa infatti
ho pubblicato un articolo/rassegna sull’asta riportando, dopo approfondite ricerche, alcune notizie biografiche su Elda Pavan, classificandola come sperimentale tessitrice veneta degli anni 60. Dopo qualche mese fui contattato dal figlio di
Elda Pavan in persona, che mi corresse precisando che sua madre non solo non era la tessitrice omonima emersa dalle mie ricerche, ma una vera e propria stilista molto amica di Anna Rontani, con cui spesso si incontravano tutti insieme in Versilia. Inserito l’errata corrige nel blog con i dovuti ringraziamenti al Sig. Enrico Sartoni, vengo contattato da Francesco Campidori, giovanissimo collezionista di moda fiorentino (i quaderni esposti in mostra, in cui Anna Rontani appuntava i vestiti che voleva comprare o imitare, provengono dalla sua collezione), che, informandomi del nuovo allestimento della Galleria e la necessità di documentare il catalogo mi chiedeva di poter entrare in contatto con il figlio di Elda Pavan e fare finalmente luce su una delle figure dimenticate della storia della moda italiana. Vi lascio immaginare l’emozione di poter conoscere tutti i diretti interessati all’inaugurazione dell’esposizione e sentirsi in un qualche modo parte di una pagina della moda italiana grazie al blog.
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Donne protagoniste del Novecento – Anna Rontani room – Galleria del Costume Firenze |
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Anna Rontani – Loris Azzaro 1989 |
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Anna Rontani – Sartoria Sargentini (1950-1955) |
Anna Rontani – Cocktail dress 70s; Jole Veneziani ensemble 1964
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Anna Rontani – Sartoria Sargentini 1959/1960 |
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Anna Rontani (da dx): Elda Pavan (attr.) cocktail blouse 1968-70; Renato Balestra cocktail ensemble 1965; Elda Pavan suit 1968-70; Elda Pavan evening coat 1968-70 |
La selezione di abiti si conclude con le sale dedicate agli abiti da sposa, gli abiti candidi disegnati per il fatidico momento in cui la donna diventa protagonista per un giorno. Sartorie locali e nomi di grandi griffe internazionali si alternano in un excursus che ripercorre la storia degli abiti da sposa nel Novecento, dagli anni 10 sino agli anni 80 con un modello di Oleg Cassini.
Infine, la sala riservata al mondo degli accessori con ben tre sezioni distinte che hanno come protagoniste le donne. La prima è dedicata ad
Atelier Rwanda, un recente progetto lanciato nel 2007 da Bettina Scholl Sabbatini con il sostegno finanziario del Soroptimist International che insieme ad un gruppo di designers dell’Università di San Marino e successivamente dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV) si propongono di diversificare la produzione di oggetti realizzati con le tradizionali tecniche di intreccio vegetale delle donne artigiane Rwandesi introducendo modelli sempre nuovi di gioielli ed accessori.
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Donne protagoniste del Novecento – Atelier Rwanda |
Donne protagoniste del Novecento – Atelier Rwanda
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Donne protagoniste del Novecento – Atelier Rwanda |
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Donne protagoniste del Novecento – Atelier Rwanda |
Un’altra sezione è dedicata a Flora Wiechmann Savioli, donna dalla forte sensibilità artistica nata a Firenze nel 1917 e dal 1950 moglie dell’architetto Leonardo Savioli, che la incoraggiò nell’esprimere la sua vena creativa realizzando, dalla metà degli anni Cinquanta fino al 1968, gioielli in vari materiali (argento, pietre semipreziose, ma anche acciaio, ferro, ottone) dall’insolito aspetto postmoderno, oltre a lavori di pittura su tessuto, stampa e incisioni custodite dal 2000 alla Galleria del Costume.
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Donne protagoniste del Novecento – Flora Wiechmann Savioli – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Flora Wiechmann Savioli – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Flora Wiechmann Savioli – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Flora Wiechmann Savioli – Galleria del Costume Firenze |
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Donne protagoniste del Novecento – Flora Wiechmann Savioli – Galleria del Costume Firenze |
L’altra donna è invece
Angela Caputi, jewelry designer contemporanea attiva a Firenze e famosa in tutto il mondo per essere stata una pioniera nell’impiego delle resine sintetiche sin dagli anni 70, quando con la sua omonima linea di
bijoux Angela Caputi Giuggiù introdusse nel panorama della gioielleria il concetto di gioiello personalizzato, realizzato rispettando e valorizzando soprattutto l’identità di ogni singola cliente. La sua propensione per la ricerca dei materiali, lo studio delle forme e dell’anatomia del corpo umano da quarant’anni hanno reso il suo laboratorio in via Santo Spirito uno dei luoghi fulcro della creatività artigianale fiorentina, meta non solo di turisti, ma di una fedele clientela ricercata in grado di apprezzare il rapporto vis-a-vis che la designer vuole mantenere con ogni donna. Tra i pezzi donati dalla designer stessa ed esposti in Galleria vi sono tre collane e due spille, che ripercorrono i passaggi fondamentali della sua quarantennale produzione artistica.
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Donne protagoniste del Novecento – Angela Caputi – Galleria del Costume Firenze |
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
vabbè ale…comunque questi non sono “abiti”!!!
queste sono vere e proprio opere d’arte e storia!
io ti invidio davvero perchè tu puoi vederli con i tuoi occhi ma ti ringrazio tantissimo soprattutto perchè riesci a condividere queste bellezze anche con persone lontane (tipo me da Palermo)
quindi un gigantesco grazie per le foto e per i post dai quali imparo sempre tantissimo!
un bacione
Syriously in Fashion
Syriously Facebook Page
E’ così semplice lasciarsi “inglobare” all’interno degli stili così forte dei designer, che l’idea di una mostra che invece esalti la personalità (e il gusto) di quelle donne che sono diventate interpreti “superando” in un certo senso lo stilista è qualcosa di davvero originale.
Grazie Alessandro per averci guidato attraverso le sale di questo posto incantato … devo dire che gli abiti di Patty Pravo sono ancora assolutamente modernissimi!
http://www.pescaralovesfashion.com
A stunning exhibition of very talented designers and artisans. Exquisite work!
Wow, la mostra merita sicuramente una visita!!
Gli abiti sono tutti bellissimi, quelli di Patty Pravo sono proprio wow!
Ma perché sei andato senza di meeeeeeeeee!
Sai ti confesso una cosa: la Galleria del Costume di Firenze è uno dei pilastri della mia educazione nel campo moda..la prima volta che sono venuta a Firenze a trovare Marci (avevo 12 anni) mia mamma mi ha portata a visitare il museo e io ero estasiata da tutti quegli abiti da principessa..e poi si sa che la scemenza mi è rimasta inside! Mi sa che ho visitato troppi castelli e palazzi da bimba che ora ho problemi con la realtà! In luoghi del genere mi sento in pace con il mondo!
XOXO
Cami
Paillettes&Champagne
Bellissima mostra. Non vivere a Firenze ti fa perdere anche cose (e soprattutto) cose come questa. Ignorante, conoscevo solo Anna Piaggi, Patti Pravo ed Eleonora Duse. Donna Franca Florio è una scoperta, bellissimi abiti.
Con questo post hai mostrato a tutti quanto ami la moda e quanto, con le tue parole, riesci a trasmettere grandi emozioni. Post meraviglioso!!
Daniela Kaos
questi capi sono delle vere e proprie sculture! che meraviglia! sarebbe stato bello vederli da vicino!
Meraviglioso percorso nella storia del costume! Sei un osservatore attento ed interessato ed è un piacere leggerti e, come sai, io apprezzo anche moltissimo i tuoi collage e gli accostamenti grafici con cui accompagni il testo: anche questa volta si sono rivelati di altissimo livello!
Bellissimo post. Complimenti come sempre Ale!
http://www.thebigiofactor.blogspot.com
Io sono per caso tra queste pagine .
Lei è sicuramente uno storico del costume.
E un grande appassionato di moda.
E’ d’accordo con me che la moda è l’autoritratto della società?
E le mostre di costume come questa che lei ci ha così bene presentato in queste pagine ce lo ricordano.
Cordialità
Teresa d. ( venditrice di abbigliamento )
Gentile Teresa,
Grazie per questo bel commento. Diciamo che al momento posso definirmi un grande appassionato di moda e che non mi dispiacerebbe in futuro realizzare tanti sogni in questo ambito.
Concordo con la sua espressione perché come dice lei, la moda non è solo il ritratto, ma un vero e proprio autoritratto della società, in quanto sempre più spesso al giorno d’oggi le ispirazioni provengono dalla strada e gli stilisti creano collezioni che inneggiano, sbeffeggiano, educano, riproducono, rileggono la società stessa.
La società viene osservata, metabolizzata e quindi reinterpretata con un linguaggio diverso, ma comunque è sempre soggetto e oggetto del proprio ritratto, perciò sì condivido in pieno la sua espressione, ma dico anche che non potrebbe essere altrimenti e lo sosteneva anche Georg Simmel un bel po’ di tempo fa nel suo piccolo saggio “La Moda” del 1895. Le consiglio la lettura di quest’ultimo (neanche 100 pagine e rieditato nella collana Oscar mondadori) per ritrovare già nelle sue teorie i meccanismi della moda, della vendita, ma soprattutto del passare delle tendenze. Le anticipo solo che tutto dipendeva (e tuttora dipende) dalla disparità economica della società!
Grazie ancora per il suo appassionato commento,
Alessandro