Dopo le ripetute smentite dei diretti interessati, è ormai definitivo (e notizia vecchia), Patrizio di Marco e Frida Giannini lasciano Gucci, ma il mondo della moda non sembra così sorpreso, anzi quasi non aspettava altro.
Tante le motivazioni della “cacciata dal Paradiso”, ma i dati finanziari registrati negli ultimi tempi con un fatturato al -3,5% (dato terzo trimestre 2014) e la performance più bassa dal terzo trimestre del 2009, hanno dato a François-Henri Pinault l’occasione per sbarazzarsi di una delle coppie più ingombranti del suo ricco portfolio di brand del lusso.
Lasciando da parte i tecnicismi finanziari sulla politica di ri-posizionamento della maison fiorentina con l’innalzamento dei prezzi (+40% in 4/5 anni), in questo post voglio porre l’attenzione sulla moda donna di Frida Giannini, che cercando di oscurare il suo predecessore Tom Ford, in circa 10 anni di attività ha attuato una strategia il cui scarso livello di innovazione, nonostante i grandi successi commerciali degli inizi, a lungo termine ha influito negativamente sulla desiderabilità del marchio.
La leggenda vuole che Frida Giannini facesse parte dello staff di designer della famosa borsa Fendi Baguette del 1997. Tom Ford, direttore creativo Gucci dal 1994, rimase colpito dalla viralità con cui si diffuse sotto il braccio di tutte le star di Hollywood, tanto che in alcune dichiarazioni dell’epoca si diceva stupito di come molte sue amiche ne avessero una e lui non sapesse che borsa fosse. Fu così che nel 2002, forse seguendo il detto “tieniti stretto gli amici, ma ancora più stretto i nemici”, chiamò Frida Giannini da Gucci nominandola head designer per la pelletteria, contribuendo alla massima espansione del logo dalla doppia G secondo il Ford’s diktat. Dopo la dipartita del designer statunitense (2004), Frida ottenne un enorme successo grazie alla collezione Flora con cui rivisitò su tutti gli accessori estivi la stampa dell’iconico foulard disegnato da Vittorio Accornero per Grace Kelly (1966) e dopo aver preso il posto della designer moda donna Alessandra Facchinetti (2005), diventa unico direttore creativo di tutte le linee della maison nel 2006.
Giovane, appena poco più che trentenne, la Giannini si ritrova a dover fronteggiare lo stile aggressivo, provocatorio e sensuale che Tom Ford aveva instillato nell’estetica del marchio, decisamente lontano dalla sua personalità. Non è un caso che la sua prima sfilata Gucci spiazzi tutti quanti: una collezione di t-shirt bicolore alla Tommy Hilfiger e tripudi di stampe floreali che benché super criticate come “immaturo errore ingenuo di una trentenne” si rivelano essere un vero successo in boutique. La musica si ripeterà fino al 2009 dividendo l’opinione in due fazioni, da una parte la stampa indignata dei perenni cambiamenti di stile che inseguono i desideri del mercato e non creano una vera e propria continuità nel Gucci-pensiero; dall’altra le clienti che portano le vendite alle stelle. Di stagione in stagione si susseguono ispirazioni e temi disomogenei: dallo sporty chic si passa al rock glam anni 80, poi ai gipsies anni 70, gli anni 40 con i vestiti da sera alla Schiaparelli, i ricami e le stampe colorate del folklore Russo, la discoteca con il lancio dei pantaloni ultra slim, la California con le stampe esotiche; il tutto corredato da riedizioni di borse icona della maison come la New Jackie O’ o la New Bamboo bag, attualizzate nelle forme e nei colori per una clientela giovane e spigliata che vive il lusso disinvoltamente. Sarà proprio il continuo riferimento all’archivio nel campo degli accessori che porta Frida al successo mondiale, creando una vera e propria tendenza al recupero delle radici dei brand, del cosiddetto Heritage, e che molte maison storiche iniziano a emulare.
La svolta nel campo dell’abbigliamento si ha però con la collezione primavera estate 2010, Frida è una donna più matura ed il suo stile inizia a rivendicare una ricerca di forme e materiali che seppur strizzando l’occhiolino a Ford, riescono a fare di Gucci il vero cavallo trainante per le tendenze della fashion week italiana. La collezione pe 2010 passa alla storia per la formidabile reinterpretazione dei tessuti sportivi high tech come le tele dei paracadute, che abbinati a cinghie, elastici, suede traforato e morsetti diventano la quintessenza del lusso, anticipando di ben 5 anni le tendenze sporty-chic di oggi.
La collezione autunno inverno 2010 conferma al mondo intero che lo stile di Frida è cambiato ed i suoi rimandi Prad-eschi all’arte contemporanea e all’architettura sono un ottimo deterrente per i giudizi al vetriolo della stampa.
Ciò che però contribuirà a rendere indiscutibile il ruolo di Frida da Gucci e a farle guadagnare autorità, sono le collezioni che seguiranno dalla primavera estate 2011 alla primavera estate 2013: collezioni in cui emerge prepotentemente la “ricerca” che lei ed il suo team effettuano ogni volta sviscerando temi sempre diversi prendendo spunto dagli archivi fotografici delle icone anni 70.
Per la Primavera Estate 2011 è il boom del color block con sfumature ispirate alle vibranti palette cromatiche degli anni 70, mixati con lo stile safari e il ricordo della Marrakesh di Yves Saint Laurent grazie ad harem pants ripresi in vita da maxi cinture in pitone dorato con cordoni e nappe ciondolanti.
Autunno Inverno 2011 – E’ ancora color block trend, ma in versione invernale grazie ai forti contrasti di colori complementari creati principalmente dagli accessori come cappelli fedora a falda larga, stole di volpe e borse di pitone, mixati a layering di giacche, pellicce, bluse e pantaloni larghi di stampo maschile, in pieno mood 70s.
Primavera Estate 2012 – L’architettura e i motivi art deco dei grattacieli storici di New York si riflettono sui flapper dress dell’era del jazz. I motivi geometrici delle giacche corte si intersecano con il black and gold di divise militari o con abiti da sera luccicanti dalle frange lunghe che ricordano alcune foto di Peggy Guggenheim. E mentre sulla passerella a Milano vanno in scena gli anni ’20, la sera stessa a Firenze si celebrano i 90 anni del brand con l’apertura del Gucci Museo accanto a Palazzo Vecchio, un’esposizione permanente di una parte dell’archivio in cui però Frida vieta tassativamente di esporre le creazioni di Tom Ford per evitare ogni tipo di confronto. Solo qualche accessorio dell’epoca Ford si salverà dall’editto della stilista romana, ovviamente pezzi su cui ha lavorato lei stessa.
Autunno Inverno 2012 – Sarà perché ero presente, sarà che forse me la ricordo ancora in ogni minimo istante con tanto di colonna sonora penetrante e seducente come le melodie del Pifferaio magico, ma la collezione Autunno Inverno 2012 è stata una delle più belle che Frida Giannini abbia realizzato. Gli anni ’60 e ’70 lasciano spazio all’introspezione dei poeti maledetti, a Rimbaud e ai colori delle donne Preraffaellite i cui incarnati pallidi sono fasciati in abiti di velluto, jacquard e damascati, e gli sguardi intensi sono incorniciati da lunghi capelli sciolti e sensuali labbra rosso fuoco.
Primavera Estate 2013 – Con questa collezione si ha il picco del successo di Frida, non a caso le fasi di preparazione della sfilata diventano il soggetto principale del documentario The Director ad opera di James Franco, che immortala una donna pragmatica, determinata a raggiungere i suoi obiettivi, ma allo stesso tempo sensibile, soprattutto se colta nei momenti di intimità famigliare mentre racconta dei sacrifici passati per studiare moda. La collezione segna il ritorno alle origini 60s con la freschezza di Marisa Berenson, Mirella Petteni e Benedetta Barzini nelle foto di Penn e Barbieri e l’eleganza di Marella Agnelli in completi tinta unita da capo a piedi e vistosi gioielli scintillanti stile Liz Taylor.
Dall’Autunno Inverno 2013 però si cambia, nonostante gli apprezzamenti della stampa, qualcosa sembra incrinarsi: è come se lo spirito di ricerca si sia affievolito e la passerella si pieni di abiti strutturalmente complessi, ma molto simili a copie colte di Prada in versione gotica che strizzano l’occhio ai vecchi lavori di Nicolas Ghesquière per Balenciaga.
Primavera Estate 2014, torna lo stile sportivo che ormai ha invaso le passerelle di mezzo mondo. Non è una novità, ma il segnale di adeguamento ad una tendenza globale, con palesi citazioni da Prada, Jacobs e il vecchio Tom, seppur ben contaminate con riferimenti all’architettura e all’eleganza del decorativismo art-nouveau. In fin dei conti Frida ci ha fondato una carriera sull’uso delle stampe e dopo tanti anni si può dire che è una delle cose che le riesce meglio.
Autunno Inverno 2014, splendida collezione, ma nonostante l’ispirazione British, il mood 60s è un tema troppo vicino per potersi ripetere in così breve tempo. Sono questi alti e bassi che dopo anni di successi mettono in dubbio l’estro creativo della designer romana.
Primavera Estate 2015, il gran mix vintage non convince più, i pezzi sono ormai datati, con lunghezze e proporzioni più bizzarre che realistiche; non c’è neanche il glamour a cui la Giannini ci ha educati nelle sue collezioni migliori e sono solo gli ultimi abiti estivi d’ispirazione giapponese a salvare la situazione, ma soprattutto quale è il filo conduttore? Semplice, non c’è!
Adesso il mondo della moda è in attesa di capire non solo chi prenderà le redini creative del marchio, ma soprattutto se Frida dimostrerà per l’ultima volta di essere stata una degna designer Gucci. La collezione Autunno Inverno 2015 sarà un po’ come il suo testamento e sappiamo bene che purtroppo la moda ha la memoria corta e basta un passo falso per finire nel baratro per sempre, o almeno finché un nuovo finanziatore non ti ripeschi dal cestino. Un po’ come è successo ad Alessandra Facchinetti che dopo una mini serie di deludenti collezioni Gucci, Valentino e Pinko è approdata nell’impero Della Valle presso Tod’s, dove finalmente dà libero sfogo al proprio estro come prima designer della linea abbigliamento del brand, senza doversi confrontare con l’eredità pesante di un genio “che ha già inventato tutto!”.
Buona fortuna Frida!
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Eh si, siamo tutti in trepidante attesa di sapere chi sarà il suo successore..e anche dove approderà questa coppia della moda!!!
XOXO
Cami
Paillettes&Champagne
Ricordo di aver amato la SS 2010. Forse già iniziavo ad apprezzare quell’occhio strizzato allo sportwear che ora è “tanto di moda” come direbbe una commessa da strapazzo.
Anche io, come tutti, ho gli occhi puntati e il fiato sospeso per quanto riguarda il futuro della maison. Frida si è fatta valere (o forse no, come hai detto tu) ma non ha mai fatto parte di quella rosa di stilisti sulla bocca di tutti. Forse Gucci sta cercando di meglio, un nome grosso quai quanto quello del brand.
Buon 2015 caro :*
This is a delayed reply. I just want to say that Frida Giannini remains my favorite Gucci creative director ever. Her Men’s Runway collection From all seasons especially 2010-2012 are still the best and triumphs over Ford and Alesandro’s designs combined. Her cruise collection desiGns are really good too. I miss her working for Gucci.
Gucci e’ sempre stato per me tra i brand top lot!!! Quando il mio sogno era diventare stilista di moda! credo che un direttore creativo -di un marchio così iconico- debba fare un grande studio e una ricerca sulla vera identità del brand, su ciò che lo contraddistingue e lo fa essere unico! Portare innovazioni creative che non siano uno “shock” ma una più naturale anticipazione della moda. L’avvicendamento delle Collezioni -seppur nel cambiamento- dovrà sempre avere ben riconoscibili, attraverso una palette di colori, di texture e di forme ciò che contraddistingue il brand tenendo sempre ben presente che il cliente-tipo a cui e’ destinato deve innamorarmene al primo sguardo!