Nonostante i progressi tecnologici registrati in tutti i campi di studio esistenti a questo mondo, la mancanza di un dizionario specifico per l’olfatto rende sempre molto difficile descrivere dettagliatamente e obiettivamente un profumo. Non è un caso se pure gli esperti del settore ricorrono a termini solitamente riferiti ad altri sensi come tatto e gusto, i quali a loro volta, rimandano a sensazioni personali impresse nella memoria. Anche Pitti Fragranze 2015, il salone internazionale della profumeria artistica tenutosi a Firenze dall’11 al 13 settembre, sembra aver avvalorato questa tesi, infatti, il motto “Caleidoscopio Olfattivo” dell’edizione di quest’anno si può considerare una dimostrazione del fatto che il linguaggio del colore sia uno dei codici fondamentali dell’universo profumi. Non è quindi difficile immaginare come ogni essenza incontrata, ogni odore annusato e ogni profumo provato alla Stazione Leopolda si sia trasformato in una vera e propria sfida compositiva di parole, suggestioni ed emozioni.
Pitti Fragranze 2015: l’idea di un profumo
L’effetto che provoca l’ingresso a Pitti Fragranze è paragonabile alla piacevole sensazione indotta nei primi grandi magazzini nell’Ottocento che concentravano il reparto cosmesi al piano terra per invitare i clienti all’astrazione dalla dimensione cittadina ed entrare in uno stato di trance che invogliasse all’acquisto compulsivo. Con la stessa euforia Pitti Fragranze 2015 conduce il visitatore in un labirinto di profumi di nicchia incorniciati in set talmente curati e lussuosi da sembrare le vetrine di un vecchio passage parigino, che poi il francese sia la lingua più parlata in fiera è solo la ciliegina sulla torta.
Una delle particolarità di Pitti Fragranze sta proprio negli allestimenti che le singole case propongono ad ogni edizione. Se infatti già risulta difficile descrivere un profumo attraverso le parole, altrettanto lo è esporlo senza farlo annusare, riuscendo comunque a trasmettere l’idea che vi è alla base.
La varietà di layout presenti in fiera è incredibile: i display con i fiori sono un ever-green, così come l’uso abbondante dell’oro o del nero (meglio ancora se combinati) per dare quel senso di allure ed esclusività che solo il mondo dei profumi può rievocare; in alcuni casi si fa appello alle sensazioni e ai ricordi della memoria collettiva raccontando episodi particolari legati all’eleganza o ai riti quotidiani della bellezza; mentre, paradossalmente, il forzato ricorso allo stile ultra minimale rischia di “stuccare” per la sua monotonia, ma onestamente anche la leziosità dello stile rococò con farfalle, colonne, trine, pizzi e statuine varie non è da meno!
Chandler Burr
A parte il fascino esercitato dai pendenti caleidoscopici appesi al soffitto della Stazione Leopolda che omaggiano il tema di questa edizione, sicuramente l’allestimento più interessante (e riuscito) di Pitti Fragranze 2015 è stata l’installazione “OGGETTI D’ARTE. Forma, Colore, Profumo” curata da Chandler Burr. Il giornalista americano (esperto di fragranze e perfume critic per il New York Times) ha proposto in alcuni punti strategici del Salone, un insolito connubio tra arti visive e profumi, confrontando 15 opere d’arte olfattive con altrettanti capolavori di pittura, scultura, fotografia e architettura. Durante il talk-presentazione, con interlocutore Francesco Bonami, Burr ha spiegato come si fosse divertito ad accostare le fragranze a determinate opere d’arte considerando non solo i colori, ma anche le tecniche esecutive e i princìpi ispiratori dei singoli movimenti artistici.
Secondo il suo credo personale, infatti, il Profumo, al pari dell’Estetica, è Comunicazione, e così come gli artisti che creano un’opera d’arte lavorano sia sul piano tecnico che sul piano comunicativo, così i nasi che creano un nuovo profumo agiscono sulla sua struttura, ma anche sulle sensazioni che questa deve trasmettere.
Tra le selezioni più curiose sono rimasto colpito dall’abbinamento della corrente dell’iperrealismo ed il profumo ‘Pulp‘ di Jérome Epinette, la cui essenza sintetica dalle note fruttate e dolci (al limite del diabetico) durante la conversazione con Bonami è stata anche attribuita al potenziale aroma dei fiori di Takashi Murakami per Louis Vuitton. Incredibile questa suggestione visiva per descrivere un profumo, non è vero?!
UNSCENT LAND
Tra gli altri progetti speciali impossibile non menzionare il mondo magico di ‘UNSCENT LAND, Fragments of the Emerging Olfactory Scene‘, la piattaforma sperimentale ideata e curata da Celso Fadelli e Cristiano Seganfreddo che mira a far conoscere le note sperimentali di creatori e nasi internazionali. Lo Spazio Alcatraz per l’occasione ha ospitato una scenografia a metà tra una galleria d’arte contemporanea e un luna park in un gioco di rimandi e memorie, tra giostre, cavallucci, video, boule di cristallo, e pannelli in tessuto con raffigurazioni artistiche ispirate ai brand che partecipano alla selezione, primo tra tutti l’iconica linea Diane Pernet Paris.
In conclusione, la selezione di Pitti Fragranze 2015 ha contribuito ancora una volta a diffondere la consapevolezza che vi sono nuovi orizzonti inesplorati nella profumeria: nuove fragranze da realizzare, nuovi odori da sentire, nuovi accostamenti da tentare e che non è già stato tutto creato, anzi il futuro e l’evoluzione di questo campo artistico sarà possibile solo con una commistione di influenze culturali (non improvvisate) per cui la conoscenza del passato è fondamentale. Un po’ come in ogni ambito creativo.
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Dalle tue fotografie immagino che anche quest’anno Pitti Fragranze sia stato un bell’appuntamento!
Sopratutto mi stupisco sempre dei meravigliosi allestimenti!
Comunque ti do pienamente ragione, non è semplice esprime ciò che si percepisce attraverso un profumo in quando non esistono parole che esprimano appieno le nostre sensazioni!
XOXO
Cami
Paillettes&Champagne