“La bellezza salverà il mondo”, professava Fiodor Dostoevskij ne L’idiota e I fratelli Karamazov e dopo più di un secolo, questa sembra l’unica espressione a cui il mondo dell’arte si aggrappa più forte che può davanti ad eventi drammatici come gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre. Per una stranissima coincidenza nella stessa sera al Museo Marino Marini di Firenze è andata in scena la performance RED di Thomas De Falco, l’artista che attraverso la tecnica del wrapping si poneva l’obiettivo di creare “un magico intreccio che come una radice emozionale facesse fluire un desiderio di armonia interiore e di comunione con gli altri”. Se solo quelle radici fossero state più profonde da arrivare fino in Francia…
RED ha avuto luogo in 3 postazioni diverse all’interno del museo: la grande aula all’ombra dei cavalieri giganti di Marini, la cripta e la cappella Rucellai; luoghi saturi di stratificazioni storiche ed emozionali che attraverso l’installazione di una fitta trama di radici in lana, seta e cotone, si sono appropriate di un’ulteriore identità basata sulla concomitanza d’azione dei performer e sul senso comunitario dell’opera.
Thomas De Falco al Museo Marino Marini
Nell’aula principale i modelli nudi, due donne e un uomo, interagivano con il contesto tramite impercettibili movimenti ad occhi chiusi, simili a spasmi, fino a rimanere incastonati in un grande blocco scultoreo. Lunghi istanti che congelavano espressioni di sofferenza, di beatitudine e di gioia alla luce di un solo faretto laterale, tanto da ricordare i tagli luminosi caravaggeschi, ma anche la mimica facciale scavata dalle rughe nelle opere di Masaccio e nella pittura fiamminga.
Stessa tensione nella cappella Rucellai dove un ragazzo di colore sembrava farsi carico di tutte le energie del luogo e degli spettatori con il tempietto del Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti come sfondo, quasi a significare che la performance di Thomas De Falco fosse un’aggiunta metafisica contemporanea alle composizioni delle città ideali rinascimentali, andando così ad aggiornare l’immaginario tematico delle architetture utopiche.
Nella cripta, tre bambini (col)legati da nastri di cotone che lo stesso De Falco strappava, annodava e legava intervenendo continuamente sulla scena. Una mutazione in divenire non solo nelle posizioni, prima in piedi, poi seduti, poi in ginocchio, poi stesi, ma anche nell’interazione con la grande chioma d’albero che inevitabilmente mi ha riportato alla mente l’Apollo e Dafne delle Metamorfosi di Ovidio e le sette ninfe che si trasformano in alberi al cospetto di Giove nella Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1499).
Volute o meno, tutte queste citazioni testimoniano come da millenni viviamo alla luce di una costellazione di icone, simboli e archetipi, che contribuiscono a dare significato all’esistenza, e oggi come oggi, alla luce di ciò che è successo a Parigi, mi piace pensare che il wrapping di Thomas De Falco sia un nuovo simbolo con cui ricominciare a condividere “un desiderio di armonia interiore e di comunione con gli altri”, ecco perché riguardando le foto di questa performance credo fermamente che “la bellezza salverà il mondo”.
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Oggetto: Performance ed installazione tessile
Artista: Thomas De Falco
Titolo: RED
A cura di: Laura Cherubini
In collaborazione con: Camilla Morabito, EQUA
Location: Museo Marino Marini, Piazza San Pancrazio, Firenze
Modelli: Sabrina Querci, Eloisa Reverie Vezzosi, Olivier Langhendries, Jemberu Perucchini, Didi Folonari, Zeno Balich.
Pianoforte: Umberto Turchi
Sassofono: Matteo Zecchi
Violoncello: Andrea Sernesi