E’ di questi giorni la notizia della morte improvvisa di Mariuccia Mandelli, in arte Krizia. La donna che in un mondo di uomini, che disegnavano abiti per donne, ha contribuito a trasformare Milano nella capitale del prêt-à-porter, strappando il primato nazionale a Firenze e quello internazionale a Parigi.
Forte, orgogliosa e dal carattere difficile, dall’alto dei suoi 90 anni di vita e di esperienza, l’ho sempre vista come l’emblema della donna milanese (d’adozione) operosa e di successo, che con la sua nomina a Commendatore della Repubblica Italiana (1986) insieme a Ferré,Valentino, Versace e Armani ha reso grande la Milano della creatività. Non so perché mi viene sempre da associarla all’architetto Gae Aulenti, altro cavallo di razza dall’animo indipendente e creativo, anche se in realtà, quando quest’ultima allestì una mostra alla Triennale di Milano con una selezione di stilisti in cui sostituì Krizia con Ken Scott, la “Signora” fece di tutto per affossarla con titoli di giornale che gridavano allo scandalo reclamando la sua assenza.
Nonostante da anni fosse ormai trascurata dal mondo della moda italiana, mi sono sempre piaciuti i suoi codici stilistici, fissi e autonomi rispetto ai trend, e guai se non li ripresentava puntualmente di collezione in collezione. Dal racconto di alcuni assistenti che le sono stati a fianco durante gli ultimi anni dell’attività ricordo che si arrabbiava spesso perché il suo team non metteva abbastanza “Krizia” nelle collezioni e fino all’ultimo non era mai contenta: le zeppe altissime; gli shorts microscopici; le costruzioni geometriche, quasi architettoniche; il plissè; l’effetto metallizzato, declinato nei colori delle medaglie da podio, oro, argento, bronzo; il bestiario selvatico con tigri, pantere e leoni; e infine le innovazioni tecniche e tecnologiche apportate alla maglieria.
Krizia, il mio ricordo
Avendo una madre appassionata di moda, sin da piccolo, quando sfogliavo le sue riviste e disegnavo i baffi a tutte le modelle, ho avuto a che fare con i canoni Krizia tanto da riconoscere in quei diktat uno stile di un’epoca, ma il primo contatto con un suo abito dal vivo è avvenuto nel 2007, in occasione di una bella mostra al Museo del Tessuto di Prato, dedicata a Thayaht e la fortuna della tuta, il capo da lui inventato. I plissé metallici, taglienti, allo stesso tempo morbidi e sinuosi dell’iconica tuta mi avevano letteralmente stregato e in un solo abito rivedevo davanti ai miei occhi la pura essenza degli anni ’80.
Qualche anno dopo, nel 2012, ho avuto poi la fortuna di partecipare ad una delle ultime sfilate, la primavera estate 2013 e nonostante gli anni passati, ogni elemento del Krizia-pensiero era lì, fedele a sé stesso, nel solito teatro in via Manin. Ricordo le gambe lunghissime di queste modelle super magre che sembravano ancora più alte a bordo di maxi platform che nell’infinito riciclarsi delle tendenze, erano già tornati di moda. Ciò che però mi colpì fu proprio Krizia, che si sforzò di percorrere un tratto della passerella per riuscire a fare l’inchino finale e salutare i suoi sostenitori. Erano passi stanchi, fragili, difficili, con il bastone in una mano e gli occhiali che le coprivano il volto, mascherando ogni tipo di emozione sotto il suo classico caschetto (portato molto prima di Anna Wintour). Una volta nel backstage a fine sfilata non volle salutare nessuno, solo un gruppetto di vecchie amiche, mentre fuori una lunga fila di giornalisti sperava di poterle strappare una dichiarazione.
Per concludere questo piccolo tributo personale condivido un curioso aneddoto tra leggenda e realtà di quando in tarda età, dovendosi operare agli occhi a causa del forte abbassamento della vista, la “Signora” Krizia chiese al chirurgo di lasciarle alcuni decimi di difetto, poiché preferiva vedere le figure con bordi e contorni non definiti. Un modo diverso e distorto per filtrare la realtà, anche paradossalmente opposto alle sue scelte stilistiche in cui prediligeva linee definite e tagli netti, ma riflesso di un’indole artistica fuori dagli schemi.
Alessandro Masetti – The Fashion Commentator
Ti ci vedo mentre disegni i baffi alle modelle!! hahahah
Scherzi a parte, la signora Krizia, come l’hai definita, era davvero un modello da seguire per tutto quello che è riuscita a creare in un mondo di uomini e in effetti non ho mai capito perché in questi anni “moderni” sia così lasciato da parte come brand!
Sicuramente una figura che mancherà al mondo della moda!
XOXO
Cami
Paillettes&Champagne
Caro Alessandro,
il tuo è un articolo meraviglioso!
Che bel ritratto hai tracciato, sincero e obiettivo, uno splendido omaggio.
Sono molto belli anche i tuoi ricordi personali, dalle riviste di tua madre (mi diverte immaginarti intento a disegnare i baffi a tutte le modelle) alla mostra dedicata a Thayaht.
Ed è fantastico l’aneddoto finale che racconti: sai, credo che sia vero, immagino Mariuccia Mandelli a fare e dire una cosa simile.
Complimenti di cuore e grazie per questo articolo su una donna e stilista che, a mia volta, ho molto amato.
Manu