Pitti Uomo

Pitti Uomo 89: Il muretto degli sconosciuti

Per ogni manifestazione di moda che si rispetti, in qualsiasi parte del mondo essa si svolga, i fashion influencer hanno uno o più rituali da onorare: fingere di (non) posare davanti agli obiettivi dei fotografi di street-style prima di entrare nella location dello show; alzare gli smartphone sincronizzati su Instagram per filmare il finale della sfilata e postarne il risultato dalle dubbie qualità artistiche per il solo bisogno di manifestare la propria presenza all’evento; e per i più fortunati, salutare lo stilista nel backstage con foto di rito (perché figuriamoci se oltre ai complimenti si possa pensare di preparare una domanda a proposito dello show appena visto).
A Firenze, per Pitti Uomo, tutto questo viene bypassato da interminabili passeggiate a telefono davanti al portone della Fortezza da Basso o da estenuanti ore di posa sul muretto davanti al padiglione centrale, le cui pietre in rilievo si conficcano in griffati deretani causando maldestre lacerazioni di tessuto o fratture al coccige, rigorosamente camuffate con dolci sorrisetti a favore di camera da parte di personaggi in cerca di fama Warholiana.

Il muretto di pitti89

Dall’avvento della comunicazione digitale, di stagione in stagione, su quello scomodo muretto si sono avvicendati i più noti designer, buyer, fashion editor e cool hunter del mondo, rigorosamente agghindati nei loro outfit estrosi, che hanno contribuito alla liberazione della moda maschile dai suoi rigidi schemi tradizionali. Ai bordi del piazzale davanti al padiglione centrale, infatti, l’espressione “eleganza maschile” ha assunto di anno in anno un significato diverso e lo stile classico è stato reinventato periodicamente proprio seguendo le evoluzioni dei look dei “Pitti people”.

I ragazzi del muretto

Quest’anno però sembra che il meccanismo si sia inceppato: la ricerca, la particolarità e la raffinatezza dei dettagli hanno lasciato spazio alla normalità, la banalità; sì insomma, al desiderio di fama da parte di qualche fashion-wannabe, che pur di provare l’ebbrezza di stare su quel muretto e essere fotografato dal coreano di turno, ne ha impoverito il suo valore simbolico, non capendo che i professionisti dello street-style non fotografano chiunque, ma solo chi attraverso il proprio stile riesce a trasmettere qualcosa. C’è da dire che nella calca dei teleobiettivi ci sono anche tanti fotografi improvvisati, ma alla domanda del mercato ognuno cerca di rispondere come può, soprattutto in tempi di crisi; da qui, le improbabili gallerie di street-style su qualsiasi tipo di sito, molto più simili ad una caccia alle streghe, che a una collezione di ritratti di ispirazione per designer e trend forecaster.

Il fenomeno delle foto di street-style senza arte né parte si è talmente diffuso, che la ricerca estetica ha perso tutto il suo valore. Giustamente, i fotografi che sono riusciti a farsi un nome ormai ritraggono i soliti noti che garantiscono loro un ritorno economico; mentre dall’altro lato, quello dei soggetti ritratti, i novellini fashion-wannabe, inconsapevoli di queste dinamiche, si lasciano incantare dalle vecchie foto ancora ben indicizzate sui motori di ricerca dal 2010, e facendosi coraggio si presentano vestiti di tutto punto per sedersi sul muretto, sperando di diventare i nuovi influencer del momento e ricevere capi di abbigliamento in omaggio da parte dei brand.

L’imprenditore curioso

A quanto pare questo pensiero lo hanno avuto in molti e complice un insolito clima autunnale, mai come quest’anno lo spazio davanti al padiglione centrale è diventato un’esperienza di massa, stile Piazzetta di Capri, dove il jet set non va più da tempo e i nostalgici di una ‘dolce vita’ mai vissuta si siedono a prendere un misero caffè pur di farsi vedere. Mentre in passato sul muretto salivano solo uomini con cappello a falda larga, giacconi supercolorati e guanti infilati nel taschino, quest’anno sembrava di essere in fila alla posta. Tipi anonimi, normali (concettualmente molto più vicini ai turisti con sandali e calzini bianchi), fattisi immortalare sul muretto per dire agli amici a casa, pardon, ai “follower sui social”, di essere stati a Pitti Uomo.

Ovviamente, con il record di presenze di questa edizione (36.000 di cui 24.800 buyer) che hanno generato grandi introiti per la città, e mi auguro anche per tutti gli espositori, ce ne siamo fatti una ragione se il “nobile atto” di ricerca della bellezza contemporanea non ha incontrato il grande riscontro degli anni passati. Ma in fin dei conti, meglio un muretto pieno di persone anonime che generano numerosi posti di lavoro nelle loro aziende, piuttosto che presunti gentlemen della fuffa che brillano solamente per le proprie scelte stilistiche.

Il designer emergente

E’ anche vero che in mezzo alla folla di cappotti scuri e piumini effetto Michelin non sono mancati nuovi esempi di originalità fuori dal comune, come ad esempio Francesco Antici, la sensibile mente dietro il sito Archilista, che si è servito del famoso muretto come espediente per mostrare gli esiti della personale ricerca ispirata all’architettura facendo indossare un capo della sua collezione “The Wearable Architecture”, attirando critiche e consensi di stampa italiana e estera. Non è stato il primo, così come non sarà l’ultimo designer emergente ad indossare i propri capi per farsi conoscere, ma almeno in questa edizione di Pitti Uomo ha contribuito a dare un ruolo quasi paideutico ad un luogo simbolo del mero edonismo da Instagram.

Alessandro Masetti – The Fashion Commentator

The wearable architecture - francesco antici
The Wearable Architecture – Francesco Antici – Photo credits: Raffaele Cavicchi

Italian architect into fashion. Art curator in love with books, flea markets and interior design.

3 Comments on “Pitti Uomo 89: Il muretto degli sconosciuti

  1. Ale, un pezzo magnifico, degno di comparire su un quotidiano o su una rivista di livello.
    Sguardo chiaro, punto di vista netto, zero snobismo nonostante tutto e una scrittura notevole. Bravo!

  2. Penso che tu abbia ragione, hai scritto un post davvero intelligente!
    Soprattutto condivido il tuo pensiero riguardo lo street style..il problema non sono tanto i ragazzi del muretto, anche perché chi ha stile viene fotografato a prescindere che stia lì 10 minuti o 4 ore, il problema sono questi sedicenti fotografi di street-style che compaiono come funghi e pretendono di essere i Mario Testino della situazione!
    Ah, io comunque faccio parte della schiera di cellulare in alto che filmano il finale delle sfilate..ahimè! ahahaha

    XOXO

    Cami

    Paillettes&Champagne

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